Sutler by Richard House

Sutler by Richard House

autore:Richard House [House, Richard]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Thrillers, General, Fiction
ISBN: 9788866881490
Google: xkZEAwAAQBAJ
Amazon: B00IZHJND0
editore: Timecrime
pubblicato: 2014-02-03T23:00:00+00:00


3.13

Eric andava incespicando mentre saliva su per il sentiero. Furente con Tom, furente con sé stesso, era stato respinto, e bruciava di umiliazione.

Anche in questo frangente una parte di lui manteneva un certo distacco, sapendo che sebbene si sentisse a terra (aveva mai provato tanta tristezza?) tutta questa faccenda era assolutamente prevedibile e del tutto evitabile. Tom era proprio il tipo d’uomo da cui lui era attratto (irraggiungibile, distante, un totale mistero); doveva aspettarselo. E però, non c’era in questo qualcosa di profondamente ingiusto?

Giunto in cima alla rocca, si accorse di essersi cacciato in un vicolo cieco: doveva restare e aspettare che Tom prendesse il pullman, dato che non se la sentiva di ripercorrere la strada fino al mercato per trovarselo di nuovo davanti. Davvero, perché era tornato indietro? Per cosa? E cos’erano quelle assolute bestialità con cui se n’era uscito, che pareva quasi di sentir parlare Martin? Cristo, davvero aveva detto quelle cose? Tutte quelle stronzate sul nome? E cos’è che pensava, di arrivare e toccarlo così, come niente, in pubblico? Sul serio? Cosa si aspettava esattamente? Su, non era proprio il ritratto del perfetto idiota?

Si passò il tascapane sulla spalla destra. Doveva aspettare che il pullman partisse, anche se non era sicuro dell’orario, poteva trattarsi di ore, Tom aveva più di un pullman a disposizione, che strazio aspettare sveglio, ma se non altro avrebbe visto il pullman passare dalla piazza. Probabilmente avrebbe visto anche Tom.

Eric si girò di spalle alla città. Non voleva vederlo. In effetti, se avesse saputo che Tom stava per partire, avuto un minimo segnale, avrebbe potuto prepararsi. Avrebbe evitato di fare la figura del minchione.

Vide una figura venir su dal sentiero, e con un tuffo al cuore riconobbe Tom. Nessun dubbio.

Mentre Tom scavalcava prudentemente la recinzione, lui cercò un nascondiglio. Seguì il margine del promontorio spiando tra i crepacci per trovarne uno nel quale calarsi, che avesse un qualche appiglio per i piedi, uno della giusta larghezza dove potersi rifugiare, aggrappato ai lati, e aspettare.

Eric lanciò la borsa dietro di sé e si calò nel crepaccio mentre Tom girava l’angolo, calcò i piedi di piatto su un lato della roccia e le spalle sull’altro.

A restargli impresso non fu l’attimo in cui scivolò, cadde, precipitò di fianco nella fenditura, ma una serie di urti a una velocità tale e di una tale violenza che il dolore arrivò in un’unica scossa, abbacinante, micidiale, travolgente. Aveva battuto la testa, aveva battuto forte, e si ritrovò con i fianchi e il petto schiacciati in una morsa di pietra. Capì di trovarsi sospeso in una strettoia tra due pareti, ma suppose, data la diversa pressione, di essere sospeso leggermente in obliquo rispetto all’asse verticale. Anche se riusciva a muovere le braccia da entrambi i lati in su e in giù, la fenditura si rivelò troppo stretta per poter flettere i gomiti e imprimere la forza necessaria a spingersi verso l’alto. Lo spettro dei movimenti consentiti per la testa era altrettanto limitato, quindi poteva solo voltarsi a sinistra oppure verso l’alto.



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