Far Web by MATTEO GRANDI

Far Web by MATTEO GRANDI

autore:MATTEO GRANDI
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2017-03-14T16:00:00+00:00


Un problema di educazione culturale

Criminalizzare il web è giusto? Ancora una volta la risposta è no. Certo, sarebbe superficiale minimizzare i meccanismi (condivisione e amplificazione) che rendono possibile ciò che anni fa era impensabile, ma sarebbe incauto e retrogrado dare alla rete la colpa dell’uso distorto che ne viene fatto. Purtroppo manca la cultura dal basso; abbiamo un sistema (familiare, sociale e scolastico) tuttora inadeguato quando si tratta di costruire una coscienza diffusa capace di mettere al bando la misoginia comprendendone appieno la gravità. Ma manca anche l’educazione dall’alto, dal momento che spesso i primi a dare il cattivo esempio sono i personaggi più in vista. Come nel caso di Beppe Grillo, il guru di uno dei più importanti movimenti politici d’Italia, che il 31 gennaio 2014 postò sulla propria pagina Facebook la seguente domanda: “Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”, corredata dal video parodia di un attivista del M5S che fingeva di conversare con una sagoma di cartone di Laura Boldrini nell’abitacolo della propria auto.

La domanda (provocatoria) di Grillo unita a quel video – proprio mentre in Parlamento montava la feroce polemica fra i Cinque Stelle e la presidente della Camera, accusata di aver adottato la cosiddetta “ghigliottina”, per la prima volta nella storia, per tagliare le gambe all’ostruzionismo dei parlamentari grillini sul decreto IMU-Bankitalia – ebbe un effetto esplosivo in rete. E la sparata (irresponsabile) del comico genovese fu interpretata da molti come una vera e propria istigazione alla misoginia. Ci fu invece molto poco da interpretare circa il tenore delle risposte e dei post che intasarono la pagina Facebook di Grillo. Un campionario di oscenità abiette, di sessismo spinto e di violenza verbale, indegne di un popolo evoluto: “La porti in un campo rom e la fai trombare con il capo villaggio”, suggeriva dopo un’attenta riflessione Guido C., causando però la preoccupazione di Antonio T., che si sentiva in dovere di replicare: “E se poi gode?”; più articolato il pensiero di un fine stratega, Fabio F.: “Prima di tutto inchioderei facendole sbattere la testa sul cruscotto, dopo mi fermerei in autostrada e con un guinzaglio la lascerei attaccata al guardrail”; ma i toni pacati contraddistinguevano anche l’idea di Antonio T.: “Brucio la macchina assicurandomi di aver chiuso bene le porte!”; agli strateghi illuminati facevano poi eco dei dotti analisti, come Samuele M.: “Entrare nelle auto è il suo lavoro” o Marco F.: “La scaricherei subito sulla statale, magari fa un po’ di cassa extra”, per arrivare al risolutivo suggerimento di Santo (nomen omen) C.: “Cazzo in bocca, farla stare zitta per non sparare più minchiate”. Uomini, uomini, uomini: eppure in questa corsa al “webetino d’oro, sezione sessismo” non mancarono neppure i contributi femminili, uno per tutti quello pacato di Carmela B.: “La riempirei di botte”, segno che il problema oltre che culturale è pure trasversale se anche le donne si accodano alla schiera scomposta di misogini in libera uscita.

La fiera del webete è però fenomeno più tragico che comico. Più pericoloso che cretino. È



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