Fare i bagagli by Susan Harlan

Fare i bagagli by Susan Harlan

autore:Susan Harlan
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2019-07-25T16:00:00+00:00


3. Fare i bagagli

Fare i bagagli è il primo passo del viaggio, quando questo è voluto, quando è frutto delle proprie scelte. La premeditazione, l’intenzionalità, lo distinguono dagli altri modi di muoversi nello spazio. Per esempio, da una tragedia come dover lasciare la propria casa, o da spostamenti del tutto banali, come andare al lavoro ogni mattina, anche lontano da casa (si parla di pendolarità piuttosto che di viaggio). Il viaggio è stato definito come «un passaggio attraverso confini significativi che separano persone, relazioni sociali e attività tra loro differenti».1 Quando viaggiamo, scegliamo di lasciare alle spalle la nostra casa, e il bagaglio è la distillazione della sfera domestica al di fuori di essa: la propria casa ridotta a valigia. Un po’ come quello che gli inglesi chiamano living out of a suitcase (cioè usare la valigia come guardaroba permanente), vivere con la valigia sempre pronta.

Quando scrive dei suoi genitori negli anni quaranta, Richard Ford ricorda come suo padre, un rappresentante spesso impegnato in viaggi di lavoro, non disfacesse mai la valigia una volta tornato a casa:

Il più delle volte mio padre non c’era. Ma ricordo la sua Ford parcheggiata lungo il marciapiede nei weekend, ricordo i suoni che emetteva in casa, in bagno, russando a letto. Ricordo la sua mole. E la valigia di cuoio sempre fatta. Gli spiccioli, il portafoglio, il coltellino, il fazzoletto e l’orologio sul comodino (non dormivano più insieme).2

Gli effetti personali lo tengono ancorato a casa, anche se temporaneamente, ma la valigia gli rammenta che è continuamente in viaggio, se ne è sempre «già andato». Ford parla del legame intimo fra il padre e la madre forgiato dai viaggi dei primi anni di matrimonio – una vera e propria vita on the road –, ma con la sua nascita, la madre iniziò a rimanere a casa. Quanto scritto fra parentesi («non dormivano più insieme») non è necessariamente sintomo di un matrimonio logoro o infelice, ma di un cambiamento nello stato delle cose, che Ford provò anche di fronte alla presenza continua della valigia in pelle.

Le valigie, e per estensione gli armadi e i cassetti con i nostri averi, ci contraddistinguono come lontani da casa, come se di casa non ne avessimo una. Racchiudono gli oggetti che scegliamo di portare con noi, quelli di cui pensiamo di aver bisogno. E la scelta – il momento di fare i bagagli – è un esercizio di congetture, in cui si tenta di prevedere l’ignoto, comprenderlo e prepararsi ad affrontarlo. Potrebbe piovere? Meglio portare un ombrello. Servono scarpe comode? Scarpe eleganti? Magari entrambe. C’è chi butta giù una lista per paura di dimenticare qualcosa. E l’ansia generata da questa paura è essenziale. Hotel e motel riversano quell’ansia sui vari cartelli alla reception o nei bagni delle stanze («Dimenticato qualcosa?»), per poi rassicurarci sulla presenza di una serie di oggetti (limitati, e apparentemente casuali) che rimpiazzano quelli lasciati a casa: rasoi, spazzolini ecc. Se i mini-articoli da toeletta all’interno dell’apposito contenitore prevedono in un certo senso le nostre dimenticanze, i cartelli ci ricordano che siamo preparatori imperfetti, e di conseguenza viaggiatori imperfetti.



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