Ghosh Amitav - 1995 - Il cromosoma Calcutta by Ghosh Amitav

Ghosh Amitav - 1995 - Il cromosoma Calcutta by Ghosh Amitav

autore:Ghosh Amitav
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788854502239
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2008-06-14T22:00:00+00:00


truccatissime in sari di nylon da quattro soldi, alcuni studenti, numerose donne di classe media dall’aria per bene - gente che non ci si sarebbe aspettati di vedere insieme.

Socchiudendo gli occhi per

proteggersi dal fumo, Sonali seguí i loro sguardi puntati sul fuoco che bruciava in fondo alla stanza: un mucchio di polvere di carbone che rosseggiava in un braciere ricavato alla bell’e meglio da una ciotola di cemento scheggiata. Poi trasalí: in mezzo a tutte quelle facce ne riconobbe una che conosceva. Guardò di nuovo: era uno scheletrico ragazzino in maglietta. Sonali si sentí mancare: era il ragazzo che negli ultimi mesi aveva vissuto nella camera della servitú in casa sua, non c’erano dubbi. Sorrideva, e intanto diceva qualcosa alla persona accanto a lui.

Davanti c’era un piccolo spazio sgombro e di tanto in tanto il ragazzo e gli altri intorno a lui si chinavano a toccare qualcosa. Sonali non riusciva a vedere cosa fosse: quell’ammasso di teste le impediva la vista. La folla si accalcava intorno a quella cosa; sembrava che ogni persona nella stanza guardasse da quella parte.

Sonali chiuse gli occhi irritati e appoggiò la testa sul pavimento. Il sari era fradicio e riusciva a muoversi a fatica. Sembrava che il pavimento ruotasse sotto di lei: era sul punto di svenire, lo sapeva.

Poi ci fu agitazione nella folla e Sonali si costrinse a guardare di nuovo. Dalle ombre era emersa una figura. Era una donna, ed era vestita molto semplicemente - un sari inamidato, con una sciarpa bianca intorno ai capelli. Era piccola di statura e matronale e a Sonali sembrava di mezz’età. Aveva un’aria assai familiare; Sonali era sicura di averla conosciuta, anche se non la vedeva da molti anni.

Portava a tracolla una borsa di tela, un’ordinaria jhola di cotone, di quelle che portano tutti gli studenti dei college. Con la mano sinistra reggeva una gabbia di bambú.

Sedette accanto al fuoco, con la borsa e la gabbia vicine. Poi frugò dentro la borsa con movimenti rapidi e sicuri e tirò fuori due scalpelli e un paio di piatti di vetro.

Dispose scalpelli e piatti di fronte a sé, su un pezzo di stoffa bianca, e frugò di nuovo nella borsa. Tirò fuori una figurina di gesso e se la portò alla fronte, prima di sistemarla accanto a sé. Infine si chinò, pose le mani sopra quel qualcosa che giaceva davanti al fuoco e sorrise - sul suo viso si dipinse un’espressione di straordinaria dolcezza.

A voce piú alta, la donna disse alla folla, in un arcaico bengali campagnolo: «L’ora è venuta, pregate perché tutto vada bene per il nostro Laakhan, ancora una volta».

All’improvviso Sonali fu presa da uno spaventoso presentimento. Alzando la testa piú su che poteva guardò di nuovo lo spazio sgombro davanti al fuoco. Intravide un corpo, disteso sul pavimento.

I tamburi rullarono in crescendo: ci fu un lampeggiante guizzo metallico e una collana di sangue si sollevò e cadde sfrigolando sul fuoco.

La testa di Sonali crollò sul pavimento e tutto si oscurò.

Parte seconda:

Il giorno dopo.

Capitolo ventiquattresimo.

Erano le sette e un quarto del mattino e Urmila era allo stremo dello forze.



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