Gli spinorchi di Boscomago by Robin Jarvis

Gli spinorchi di Boscomago by Robin Jarvis

autore:Robin Jarvis [Jarvis, Robin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fabbri
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 9

Stufato di radici

Gamaliel Tumpin era livido e freddo. Il pungiglione letale era ancora conficcato nella sua spalla, con la sacca del veleno che pulsava orribilmente.

Finnen s’inginocchiò accanto a lui e contemplò il volto esangue dell’amico. Il grigiore della sua pelle si era tinto di un verde malsano che si intensificava a ogni fiotto del venefico liquido.

In preda a una rabbia frustrante, Finnen allungò un braccio per strappare l’abominevole pungiglione dal corpo del suo amico morto.

All’improvviso si udì una voce severa e sconosciuta.

«Non fare sciocchezze, ragazzo!»

I Formutanti si girarono e videro una sagoma alta e scura che avanzava a grandi passi nella radura.

«Sapete così poco sui metodi della strega mutante?» disse.

«Chi sei?» gridò Finnen. «Stai lontano!»

Lo straniero invece si avvicinò. Era quattro volte più alto di un Formutante, ma Finnen si alzò lo stesso in piedi per fronteggiarlo.

«Quel tuo povero braccio non ti sarebbe di grande aiuto in una lotta, ora come ora,» disse lo straniero in tono brusco.

Finnen lo fissava. «Stai indietro, ho detto!» strillò.

Lo straniero sfilò un piccolo coltello dalla cintura e scattò in avanti. Spingendo da parte i due Formutanti, sollevò la lama sul corpo di Gamaliel e l’affondò nella sua carne.

Liffidia lanciò un grido d’orrore e fece per gettarglisi addosso, ma Finnen la bloccò.

«Aspetta,» le disse. «Guarda cosa fa.»

Con un’espressione di sconcerto, la ragazza guardò lo straniero incidere con il coltello la spalla di Gamaliel, asportando abilmente il brandello di carne in cui era conficcato il pungiglione.

Una mano dalla pelle coriacea premette sulla ferita aperta e l’arma letale dell’Orribile Aggie venne gettata via con ribrezzo.

Riportando l’attenzione sui due Formutanti, lo straniero abbozzò un sorriso solenne ben celato nella barba brizzolata.

«Perdonerete i bruschi modi del Fabbro,» si scusò. «Ma non c’era tempo per i convenevoli. Se tu avessi strappato quel dardo maledetto dal tuo piccolo amico, egli ora sarebbe morto.»

Liffidia e Finnen guardarono il Fabbro Errante con un’espressione attonita. Gli occhi verde smeraldo del Pukka scintillavano da sotto le folte sopracciglia e, per un brevissimo istante, i due dimenticarono tutto l’orrore e la disperazione che avevano provato poco prima.

«Che cosa significa?» disse Finnen quando quella lieve impressione svanì. «Stai dicendo che Gamaliel è ancora vivo?»

Il Fabbro toccò la fronte di Gamaliel. «Appena,» rispose. «Ma non è questo il luogo per prestargli le dovute cure. Ben poco il Fabbro può fare in questo buco nero e puzzolente. Il vostro amico non è ancora fuori pericolo, perché la morte è entrata in lui e forse potrebbe non lasciarlo.»

Sollevando con dolcezza Gamaliel da terra, riattraversò la radura verso l’ampio varco che si era aperto nella Siepe di Agrifoglio.

«Il Fabbro si è accampato non molto lontano,» disse loro, mentre cullava il cucciolo di volpe che teneva con l’altro braccio. «Lì potrà fare qualcosa di più per il vostro compagno.»

Finnen e Liffidia si scambiarono uno sguardo perplesso. Non sapevano chi o cosa fosse quel tizio, ma erano troppo felici di lasciare quel regno abominevole per protestare. Stringendosi la ferita, Finnen cominciò a correre dietro il Pukka, ma Liffidia esitò.

«Che c’è?» la chiamò Finnen.



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