Idaho Winter by Tony Burgess

Idaho Winter by Tony Burgess

autore:Tony Burgess [Burgess, Tony]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Minimum Fax


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Ok.

Che cosa hai fatto? Hai per caso messo giù il libro o simili? Ti sei messo a dormire? Perché adesso, a meno che non stia parlando direttamente con te, il libro è al tempo passato. Quindi, o la faccenda ha proseguito mentre tu non c’eri o il libro si sta aggiustando da solo. In ogni caso, per ora, siamo al tempo passato e non so se significhi un momento fa, un’ora fa o una settimana fa, perché questo libro sembra non ritenere che io, suo ex autore, debba ancora avere voce in capitolo o almeno sapere cosa succede.

Ci radunammo sulla balconata all’imbocco della caverna che ospitava la giovane Madison. Eravamo in cinque, sei contando anche la povera ragazza. Oncet sembrava ammalato, esangue e molto stanco. La sua bocca imbavagliata era rossa e infiammata. È possibile che qualche genere di infezione lo stesse prosciugando. Tuttavia, era importante che anche lui fosse parte della squadra. Oncet possedeva un quadro di riferimento leggermente più ampio del nostro, l’abilità di vedere dietro gli angoli, ad esempio. Come bonus aggiuntivo, era in grado di vedere al buio, quasi come indossasse degli occhiali per la visione notturna. Poteva anche anticipare le situazioni, perché era in grado di percepire le eventuali tensioni o paure, che di solito indicavano l’avvicinarsi di qualcosa di spaventoso. Lui, la testa, era simile a un grezzo espediente letterario; se avessimo letto tra le righe di ciò che diceva, forse avremmo potuto imparare qualche utile trucchetto. Il problema, già evidenziato dalla signora Joost – e chi meglio di lei, povera donna – era che ascoltare Oncet per troppo tempo poteva renderci alquanto passivi, al punto da immobilizzarci.

Annunciai il mio piano e ci mettemmo velocemente al lavoro. Togliemmo camicie e calzini alle persone di sotto per ricavarne una corda di qualche tipo. Avremmo dovuto intrecciarne una lunga almeno quindici metri per restare fuori dalla portata della disperazione travolgente che Madison emanava dal letto. Alex ed Eric erano certamente i più laboriosi, intrecciarono le maniche una con l’altra e poi ricavarono un gancio dalla spessa montatura degli occhiali di Joost. Dopo svariati tentativi, riuscimmo ad agganciare il fondo del letto e iniziammo a trascinare Madison fuori dalla caverna. Kyle ed Evan, i bambini al suo capezzale, si riscossero appena lei fu abbastanza distante, poi la seguirono fuori.

La trascinammo lungo il percorso che conduceva in superficie. Di tanto in tanto sentivamo il suo potere: magari Alex singhiozzava all’improvviso, oppure io ripensavo a ricordi tristi, o li immaginavo. Di Kyle ed Evan non sapevo che pensare. Era difficile valutare quanto fossero compromessi. Continuavano ad avvicinarsi troppo a lei, poi crollavano, e alla fine si rialzavano e ricominciavano. Era molto inquietante, mi ricordavano gli orsi che fanno avanti e indietro nelle gabbie allo zoo.

L’apertura verso la superficie era stata chiusa con delle fronde. Alex ed Eric si fermarono un momento e si rivolsero a me.

«Dovremmo prepararti a cosa c’è là fuori», disse lei.

Gettai lo sguardo alle mie spalle, verso il letto e la bambina sotto le coperte. Sentii le lacrime bagnarmi le guance.



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