Il dramma barocco tedesco (Einaudi) by Walter Benjamin

Il dramma barocco tedesco (Einaudi) by Walter Benjamin

autore:Walter Benjamin [Benjamin, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


L’epoca successiva restò debitrice alla teoria barocca per il fatto di attribuire all’oggetto storico una particolare predisposizione al dramma. E come non vide la metamorfosi naturalistica subita dalla storia nei drammi barocchi, cosí nell’analisi della tragedia non colse la distinzione tra saga e storia. In questo modo essa giunse a formulare il concetto di una tragicità storica. L’omologazione di tragedia e dramma barocco fu un’altra delle conseguenze, ed ebbe la funzione teorica di nascondere la problematica del dramma storico quale il Classicismo tedesco l’aveva portata alla luce. Il rapporto incerto con la materia storica è uno dei sintomi piú chiari di quella problematica. La libertà della sua interpretazione resterà sempre molto indietro rispetto alla tendenziosa esattezza del rinnovamento tragico del mito; e d’altra parte questo tipo di dramma, in contrasto con la fedeltà cronistica alle fonti da cui è affetto il dramma barocco – e che è peraltro compatibile con la creazione poetica – si sentirà pericolosamente legato all’«essenza» della storia. Al contrario, si addice al dramma barocco una totale libertà nell’invenzione della trama. Lo sviluppo, estremamente significativo, che questa forma subirà nello Sturm und Drang, può essere inteso come una sperimentazione delle sue potenzialità latenti e come un’emancipazione dall’ambito arbitrariamente limitato della cronaca. L’influsso delle forme barocche trova un’altra conferma nel «genio della forza», ibrido borghese di martire e tiranno. Minor ha rilevato tale sintesi nell’Attila di Zacharias Werner47. Ma anche il martire vero e proprio e l’elaborazione drammatica dei suoi tormenti rivivono nella morte per inedia dell’Ugolino o nel motivo della castrazione del Precettore. Come allora si continua a recitare il dramma della creatura, con la differenza che la morte cede il posto all’amore. Ma anche qui l’ultima parola spetta alla caducità. «Oh, che l’uomo passi cosí sulla terra senza lasciare una traccia dietro di sé, come il sorriso sul volto o come il canto di un uccello nel bosco!»48. Lo Sturm und Drang ha letto i cori delle tragedie nel senso di questi lamenti, e ha cosí ripreso una parte dell’interpretazione barocca del tragico. In occasione della critica del Laocoonte nel primo dei Kritische Wäldchen [Selve critiche], Herder, portavoce dell’età di Ossian, parla degli alti lamenti dei Greci con la loro «sensibilità ... per le dolci lacrime»49. In realtà, il coro tragico non è lamentoso. Esso rimane al di sopra delle sofferenze, anche le piú profonde, e questo contraddice l’abbandono lamentoso. Sarebbe del resto superficiale scorgere la ragione di questa superiorità nell’impassibilità o nella compassione. Piuttosto, la dizione del coro restaura le macerie del dialogo tragico sino a farne una solida costruzione linguistica al di qua – o al di là – del conflitto, nella comunità etica o religiosa. Come già ha osservato Lessing50, la presenza costante del coro, lungi dal risolvere l’evento tragico in lamenti pone un limite all’emotività dei dialoghi. La concezione del coro come «lamento funebre», in cui «risuona la sofferenza originaria della creazione»51, è una deformazione genuinamente barocca del suo significato. Perché questo è, almeno in parte, il compito che spetta ai Reyen del dramma barocco, a cui naturalmente se ne affianca un secondo, piú nascosto.



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