Il figlio dell'albero by JACK VANCE

Il figlio dell'albero by JACK VANCE

autore:JACK VANCE
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Solaris Editrice
pubblicato: 2016-12-06T16:00:00+00:00


CAPITOLO NONO

Joe si svegliò dalla trance. Ricordando il precedente risveglio, si drizzò a sedere dentro la rete, guardò la cabina. Era solo, la porta chiusa, sprangata, sbarrata come aveva provveduto a fare prima di prendere la pillola e guardare disegni ipnotici sullo schermo.

Saltò fuori dall’amaca, fece il bagno, si sbarbò, indossò un nuovo abito di gabardine blu che aveva comprato al Junction. Uscito sul balcone, vide che la sala era quasi buia. Evidentemente si era svegliato presto.

Si fermò davanti alla porta della cabina 13, pensò ad Elfane che giaceva calda ed abbandonata dentro, i bruni capelli sul guanciale, la faccia distesa, senza dubbi né manierismi orgogliosi. Posò la mano sulla porta. Era come se qualcosa lo attirasse là. Con uno sforzo di volontà ritirò il braccio, si girò, continuò sul balcone. Si fermò di colpo. Qualcuno sedeva nel grande divano presso l’oblò di osservazione. Joe si sporse avanti, aguzzò la vista nella penombra. Hableyat.

Scese la scaletta. Hableyat fece un gesto di saluto. “Si sieda, amico mio, e si unisca a me nelle contemplazioni pre-prandiali.”

Jon si sedette. “Si è svegliato presto.”

“Al contrario,” rispose Hableyat. “Non mi sono sottoposto al sonno. Siedo in questo divano da sei ore e lei è la prima persona che vedo.”

“Chi aspettava?”

Hableyat mostrò un’espressione astuta sulla faccia gialla. “Nessuno in particolare. Ma da poche domande intelligenti al Junction, ritengo che la gente non è come sembra. Ero curioso di osservare qualsiasi attività alla luce di questa nuova consapevolezza.”

Joe disse con un sospiro. “Dopotutto, non sono affari miei.”

Hableyat agitò il grasso indice. “No, no, amico mio. Lei è modesto. Lei simula. Temo che si interessi molto delle fortune della bella Sacerdotessa, e quindi non può considerarsi imparziale.”

“Mettiamola a questo modo. Non m’importa se i druidi portano la vita della pianta su Ballekarch. E non capisco perché lei favorisca tanto i loro scopi.” Sbirciò Hableyat con occhio valutativo. “Se fossi nei druidi riprenderei in esame tutta la faccenda.”

“Ah, mio caro amico,” sorrise Hableyat, “lei mi lusinga. Ma io lavoro all’oscuro. Vado a tentoni. Vi sono sottigliezze che non sono ancora riuscito a scoprire. Si stupirebbe se conoscesse la doppiezza di alcune nostre conoscenze.”

“Bene, sono disposto a stupirmi.”

“Per esempio — la vecchia calva con l’abito nero che siede immobile e fissa nel vuoto come una già morta, cosa pensa di lei?”

“Oh… un’innocua vecchia cornacchia antipatica.”

“Ha 412 anni. Il marito, secondo il mio informatore, mise a punto un elisir di vita quando lei aveva 14 anni. Lei lo ha ammazzato, e solo venti anni fa ha perso la freschezza della gioventù. Durante questo tempo ha collezionato amanti a migliaia, di tutte le forme, dimenzioni, sessi, razze, sangui, colori. Da circa cento anni si ciba quasi interamente di sangue umano.”

Joe affondò nel divano, si fregò la faccia. “Vada avanti.”

“Ho saputo che un mio concittadino è molto più elevato in grado ed autorità di quanto immaginavo, e quindi devo agire con cautela. So che il Principe di Ballenkarch ha un agente sulla nave.”

“Continui,” disse Joe.

“Ho saputo inoltre — e forse l’ho accennato prima



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