Cuore nero by Silvia Avallone

Cuore nero by Silvia Avallone

autore:Silvia Avallone [Avallone, Silvia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-12-20T12:00:00+00:00


18

Un capannone tra le risaie, disperso. Un’insegna al neon galleggiante sulla pianura. Come una lampada attira falene, una trappola fioca sospesa tra fabbriche chiuse, case abbandonate e, poco più avanti, il confine dell’universo – il casello dell’autostrada.

Eccolo, il nostro Tartana. Parallelepipedo di cemento armato, nuovo e già vecchio. La terra promessa che Emilia si mangiava con gli occhi fin da lontano, scalpitando sul sedile mentre ci incolonnavamo in una lenta processione di fari lungo un sentiero sterrato.

Lo indicava bruciando di eccitazione, premendo il dito contro il parabrezza come per toccarlo. Mentre io guidavo mogio e non sapevo niente. Parcheggiavo e non avevo idea. Nel grande spiazzo d’erba brinata, in mezzo a decine di altre auto inabissate nel petrolio della notte. Straniero in quella terra livellata, coperta di nebbia e gas di scarico. Due ragazzi vomitavano in un canale di scolo, e non erano nemmeno le dieci e mezza.

Faceva male guardarla, Emilia che camminava impaziente verso il ballo con indosso i suoi abiti migliori: la minigonna di jeans con sotto un paio di leggings – perché la Rosa non vendeva collant –, un top acquamarina che le lasciava scoperto l’ombelico, il solito giaccone e le solite Dr. Martens.

“Come vorrei un paio di tacchi!” aveva implorato davanti allo specchio prima di uscire. Ma la fata madrina non era intervenuta, e lei era rimasta una Cenerentola stracciona. Rossetto rosso, palpebre glitterate. Mi trascinava per un braccio verso l’ingresso, il suo ignaro, legnoso, principe orso: stessa camicia a quadrettoni di flanella, stessi pantaloni di velluto a coste che mettevo per andare a funghi.

Ci accodammo alla fila di ragazzine scintillanti e ragazzini dagli ampi ciuffi sugli occhi, scaricati tra mille raccomandazioni dai genitori con l’ordine di farsi trovare fuori alle tre o quattro del mattino, puntuali e sobri. Eravamo due alieni. Ma gli adolescenti neppure ci vedevano, eravamo trasparenti per loro, come lo sono tutti gli adulti: incarnazione di una fine che non si vorrebbe mai fare. Notai che Emilia aveva smarrito l’euforia, come suo solito all’improvviso. Fissava le ragazze con uno sguardo cupo d’odio.

«Guarda, loro hanno tutte i tacchi» sibilò, a me o a se stessa. «Guarda quanti trucchi si sono spalmate, i trucchi di mammina.»

Provai disagio di fronte a quella versione di lei. Il suo tono di voce arcigno. Il suo riso tetro. La sua invidia insensata.

Eravamo vecchi e fuori luogo. Io mi sentivo il cuore pesante alla sola idea di entrare. E poi successe una cosa.

Di colpo, Emilia si spazientì, mi afferrò una mano e saltò un bel pezzo di fila. Subito si levò un coro di proteste a cui lei rispose con disinvoltura: «Buoni bambini! Ho un invito speciale. Siamo nella lista vip, io e il mio amico». Gli animi, pur nel malcontento, si placarono. Ma nella folla si distinse, limpidamente, una voce femminile che gridava: «Puttana!».

Emilia si voltò, come un falco. La individuò all’istante. E sorrise, trasfigurata. Il suo volto mi fece paura, e dovette farlo anche alla sedicenne in questione e alle sue amichette, perché sbiancarono e ammutolirono indietreggiando di un passo.



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