Il giardino di marmo by Alex Taylor

Il giardino di marmo by Alex Taylor

autore:Alex Taylor [Taylor, Alex]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788867998753
Google: qs4NzwEACAAJ
editore: Clichy
pubblicato: 2022-04-25T22:00:00+00:00


XIV

Venerdì

Nel tardo pomeriggio Loat si tirò su da un letto sconosciuto e si sedette sul bordo del materasso guardandosi i piedi, così bianchi da sembrare strisce di vernice sul pavimento di noce. Il whisky che aveva bevuto la notte prima gli risalì in gola, aspro e cocente, e lo rimandò giù inghiottendo. La ragazza accanto a lui si rotolò sulla pancia, iniziando a russare più velocemente, in modo acuto e nervoso, mentre un paio di mosche strisciavano tra il groviglio dei suoi capelli biondi ossigenati sparpagliati sui cuscini. Sollevando il lenzuolo, Loat osservò i segni di morsi che le aveva lasciato sulle natiche, rossi e striati come le cuciture di una palla da baseball, e scosse la testa, ridendo piano.

Ma quando ripensò a Derna, la risata gli morì in gola. Ricordò il suo corpo sinuoso e abbronzato, la leggera prominenza del suo ventre, lo sguardo fisso su un punto distante mentre lui si piegava tra le sue cosce, e qualcosa di particolare nel suo respiro sibilante che gli asciugava il sudore sulla pelle mentre la scopava sul materasso puzzolente gli fece palpitare il cuore fragile e malandato. Derna si era portata dietro diversi fantasmi quando era andata a fargli visita, e adesso gli stavano alle calcagna, a frotte.

Respirando a pieni polmoni, Loat percepì il tanfo della stanza che puzzava come l’interno di una cisterna prosciugata, arrugginita e ossidata. Tossì sulla mano e attraversò la stanza a grandi passi, nudo, fino alla toeletta lungo la parete dove era appoggiata una bottiglia di Lord Calvert. Bevve un lungo sorso, scrollandosi di dosso il bruciore causato dal whisky. Accanto al letto c’era un piccolo lavabo di porcellana pieno d’acqua e vi immerse il pene, rabbrividendo al primo impatto con l’acqua fredda prima di riuscire a urinare. L’acqua luccicava dorata davanti a lui e una goccia di sangue rimase attaccata all’orlo del lavabo. All’improvviso un dolore lancinante gli attraversò le reni, e dovette reggersi alla toeletta finché non passò.

Scrollandosi l’acqua di dosso, Loat ritrovò i pantaloni e la camicia sul pavimento e si vestì lentamente nella luce tetra della stanza. Il suo revolver Remington calibro 45 era sulla toeletta. Aprì il tamburo con un colpo secco, controllò le cartucce che scintillavano nelle rispettive camere di scoppio, poi richiuse il tamburo facendolo scattare e infilò la pistola nell’elastico delle mutande, la canna fredda sull’inguine.

I suoi stivali giacevano flosci accanto alla porta. Li indossò a fatica, senza sedersi né riallacciarli, pestando i piedi nella pelle morbida e pallida per infilarli fino in fondo, proiettando un’ombra agitata sulla parete unta dalla luce che filtrava dalle finestre attraverso le tende. Il suo cappello di paglia era appeso a una colonna del letto. Dopo averlo sollevato, passò la mano sulla tesa in senso orario, un rituale del mattino per allontanare il pensiero della morte insegnatogli da uno zio di cui conservava un vago ricordo. Le sue dita frusciarono sulla paglia disegnando dei cerchi attorno alla falda per dodici volte, una sorta di rivoluzione di mezza giornata per scacciare via i sogni tetri che potevano assalirlo.



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