Centomila gavette di ghiaccio. Ediz. integrale (Italian Edition) by Giulio Bedeschi

Centomila gavette di ghiaccio. Ediz. integrale (Italian Edition) by Giulio Bedeschi

autore:Giulio Bedeschi
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Narrativa di guerra
ISBN: 9788842563617
editore: Mursia
pubblicato: 2021-03-27T23:00:00+00:00


XVIII

Venne l’alba. Gli artiglieri alpini sorsero dalle buche con l’aspetto di cadaveri resuscitati. I quattro ufficiali rinvennero dall’incubo di una fine angosciosamente rinviata di quarto d’ora in quarto d’ora, sciolsero le membra irrigidite, scossero i cappotti imbevuti di ghiaccio, crocchianti.

– Siamo tutti vivi; tre artiglieri hanno i piedi congelati – comunicò il medico a Reitani; – ma non potremo superare una seconda notte in queste condizioni.

– Perbellini – ordinò il capitano – bisogna riprendere subito gli scavi, è necessario ripararci nella terra per quanto è possibile.

– Va bene; ma non abbiamo attrezzi, signor capitano.

– Adopreremo le baionette, i coltelli, le unghie; daremo noi per primi l’esempio.

Tutti cominciarono con ogni mezzo a togliere neve e ad affrontare la terra; ma era dura come pietra, si lasciava a mala pena intaccare dalle baionette. Dopo tre ore di fatica, soltanto pochi uomini erano riusciti a scavare buche profonde poco più di qualche centimetro.

Reitani non cessava di scrutare in avanti la pianura nevosa e più oltre le colline che nascondevano il Don; si portava poi sulla destra della linea pezzi a osservare giù nella valle la pista che congiungeva Novo Kalitwa con Golubaja Krinitza. Il silenzio e l’immobilità che stagnavano sugli spazi nevosi non lo tranquillizzavano ed erano ben lungi dal trarlo in inganno.

– Sento pesare come non mai su di me la vita di questi nostri uomini – confidò a Serri; – c’è qualcosa di assurdo e di intollerabile nella situazione che stiamo vivendo. Da stanotte mi chiedo se sono in diritto... Ciò che aumenta la mia sofferenza è il vedere come gli uomini accettino senza un lamento il pensiero della fine che può venire da un momento all’altro. E bada che tutti sanno d’essere venuti qui a morire...

Gli brillavano gli occhi, guardava ora i suoi artiglieri che scavavano furiosamente la terra gelata, osservava le colline del Don.

– Verranno di là – disse mordendosi il labbro inferiore – ad ammazzarmeli...

Verso le nove la vedetta diede l’allarme.

– I russi! – gridò indicando il limite della pianura.

Reitani puntò il binocolo. Di fronte, dove a due chilometri di distanza la pianura si congiungeva alle colline parallele al corso del Don, un reparto stava avanzando.

– Saranno sei o settecento – disse il capitano agli ufficiali vicini – vengono senza dubbio contro di noi, fra mezz’ora saranno qui. Serventi ai pezzi.

Gli uomini si portarono in silenzio alle armi.

– Quanti proiettili abbiamo? – chiese il medico.

– Duecentosessantaquattro. Pochi, ma li venderemo cari.

– Batteria pronta, capitano – comunicò Dell’Alpe.

– Spareremo a zero sul reparto che avanza. Avverto che darò l’ordine di fuoco soltanto quando i russi saranno a trecento metri.

I russi progredivano sulla spianata lentamente, a ranghi compatti; quando furono a ottocento metri dalla batteria si fermarono.

– Purché adesso non avanzino in ordine sparso... – borbottò fra i denti Dell’Alpe.

Un rumore intermedio fra il fruscío e lo scroscio passò nell’aria.

– Mortaio... – sibilò qualcuno, e uno schianto secco subito seguìto da un secondo fece socchiudere le palpebre ai soldati.

– Brutto affare. Rispondiamo? – chiese Perbellini irritato.

– Da trecento metri – confermò il capitano con calma.



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