Cuore di ghiaia by Abdulrazak Gurnah

Cuore di ghiaia by Abdulrazak Gurnah

autore:Abdulrazak Gurnah
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2023-07-15T00:00:00+00:00


7. La madre

Lo shock della partenza di Billie ci mise qualche giorno per arrivare a toccarmi tutti i tendini del corpo e alla fine mi ritrovai irrequieto, stanco, a tratti paralizzato. Non ci avrei creduto se non fosse capitato a me. Sentivo il suo rifiuto come una nausea fisica, una sensazione carnale di disgusto e svuotamento. Dovevo costringermi a compiere i gesti più semplici, rifare il letto, lavarmi, cucinare. Quando riuscivo a cucinare, spesso non mangiavo. Non riuscivo a dormire per più di due o tre ore e poi mi svegliavo in preda all’infelicità. Non riuscivo a concentrarmi sul lavoro o su quello che leggevo. Il silenzio nell’appartamento era opprimente e c’erano troppi oggetti intorno che mi ricordavano lei. Pensai di tornare a casa per una visita, per spezzare la catena degli avvenimenti, far piacere a mia madre, ritrovare sicurezza. Questo mi avrebbe senza dubbio distratto da lei, ma non ne feci nulla. Le settimane passarono così finché non trovai qualche maniera per costringermi a uscire da quella condizione di atonia. Comprare l’appartamento fu una di queste maniere. Il proprietario mi contattò per dirmi che voleva vendere e io accettai di comprare e questo occupò gran parte del mio spazio mentale e scacciò il pensiero di lei.

Fare lunghe passeggiate fu un’altra. Penso che la passeggiata fatta per rimanere fuori di casa il giorno in cui la madre di Billie era venuta in visita abbia messo in moto qualcosa. Mi piaceva, per cui cominciai a fare lunghe passeggiate per Londra da solo. A volte partivo alla mattina e attraversavo il fiume diretto a ovest o a est, come mi pareva, fino a Chiswick o a Hackney. Stavo fuori tutto il giorno, o finché non dovevo farmi forza per continuare a camminare, poi prendevo il treno o l’autobus e tornavo a Putney. Mi portavo sempre dietro un libro e se ero dell’umore giusto e trovavo il posto adatto mi sedevo a leggere. A volte andavo a Camberwell e passavo davanti alla casa dell’OAU, oppure a Holland Park per vedere la casa dove abitavo appena arrivato in Inghilterra. In primavera, a volte tornavo dal lavoro e uscivo di nuovo a passeggiare nel parco o fino a Clapham Common, fermandomi in un bar o in un pub.

Un venerdì camminai per tutta la notte e attraversai Wandsworth, Tooting Bec, Brixton, Denmark Hill e Lewisham, fino a Greenwich. Incrociai nottambuli, festaioli e gente come me che camminava per Londra nel sonno. Per lo più mi tenevo alla larga dalle grandi arterie e cercavo di orientarmi nel labirinto di stradine, svoltando a sinistra ogni volta che ero in dubbio. Avevo letto che una volta Charles Dickens era andato da Tavistock Square, nel centro di Londra, a Gad’s Hill Place, la sua casa vicino a Rochester, una passeggiata di sette ore, di notte, perché aveva litigato con la moglie. Avevo letto che un gruppo di persone aveva rifatto il percorso dei pellegrini di Chaucer da Southwark a Canterbury. Sognavo di fare quel viaggio prima o poi, d’estate, quando



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