Il Giubileo. Nella Roma dei papi, la storia di principi e pellegrini alla ricerca della salvezza eterna by Lucetta Scaraffia

autore:Lucetta Scaraffia [Scaraffia, Lucetta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Società editrice il Mulino, Spa
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Pellegrini fra conflitti e ricerca di reliquie

Il flusso dei pellegrini seguiva un ritmo stagionale, determinato dal lavoro dei campi e dalle condizioni delle strade: era, quindi, nettamente più intenso in primavera (per Pasqua, Pentecoste e il Corpus Domini) e in autunno (che arrivava a comprendere il periodo natalizio). Il tempo che il pellegrino trascorreva fuori casa andava da pochi mesi a un anno, ma c’erano anche pellegrini quasi di professione, che andavano da Compostela a Roma, dal santuario del Gargano a Bari.

La società dei pellegrini era soprattutto maschile, le donne sole estremamente rare. Da una ricerca di Dominique Julia, sappiamo che il numero dei pellegrini accolti nell’ospizio della santissima Trinità crebbe molto dal 1500 al 1625 (si passa dai 70.000 del ’500 ai 200.000 del 1625) per poi calare, con una leggera ripresa nel 1750, fino alla caduta del 1825, che vide arrivare solo 94.000 pellegrini. Anche l’organizzazione confraternitale del pellegrinaggio, al suo apogeo nel 1650, cala in modo significativo nei giubilei successivi, fino a scomparire nel 1775. La presenza delle donne nelle processioni era vista come un pericolo, non di rado fonte di disordini veri e propri. Nel 1750, ad esempio, durante la processione che giungeva da Marino, cui partecipavano alcune «zitelle molto vistose e modeste», alcuni spettatori cercarono di attraversare il corteo per vederle più da vicino; addirittura, accadde che un lacchè dell’ambasciatore di Venezia, «traversando, toccasse il petto a una giovane»; l’oltraggio venne punito a bastonate.

Proprio per evitare questo tipo di incidenti, Clemente VIII, nel 1600, divise le chiese da visitare, stabilendo alternativamente dei giorni per le donne e altri per gli uomini. Nel 1675 una serie di «avvertimenti» cercarono di risolvere i problemi che potevano nascere in una famiglia nel caso della partenza per un pellegrinaggio: la moglie che compie il viaggio a Roma senza il permesso del marito pecca mortalmente, ma se il viaggio è breve, o il marito ha la possibilità di accompagnarla o di farla accompagnare, «egli peccherebbe gravemente, se le negasse la licenza. Percioché, quantunque ella sia soggetta al marito, non è però serva...». Il marito, invece, può partire per il pellegrinaggio senza il consenso della moglie, e non è tenuto a condurre con sé la moglie che non lo desideri; «Sì perché molte volte non conviene, che le donne vadino in pellegrinaggio. Sì anche perché sovente è in danno della famiglia».

Ma i conflitti fra i gruppi, fra le processioni, potevano nascere anche da questioni di precedenza nell’ingresso nelle basiliche o per il passaggio dei ponti. Anche qui, minuziose regolamentazioni cercavano di evitare incidenti. In certi momenti cruciali dell’Anno santo, la calata dei pellegrini si configurava come una vera e propria invasione della città: durante la settimana santa del 1675, per esempio, l’ospizio della santissima Trinità si trovò a ricevere più di 2.000 pellegrini e di 250 pellegrine. Sulla giornata del Venerdì santo, scrive un pellegrino nel suo diario:

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