Il naturale disordine delle cose by Andrea Canobbio

Il naturale disordine delle cose by Andrea Canobbio

autore:Andrea Canobbio [Canobbio, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858827536
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2017-02-08T23:00:00+00:00


Quattro

In un vortice d’ansia che ha coinvolto colleghi, famigliari e amici, la mattina dopo gli ospedali della zona sono stati tempestati per due ore da telefonate piene d’angoscia (la moglie di Witold, mentre lui mi cercava di persona al pronto soccorso) o infuriate (Carlo, che minacciava denunce e ne approfittava per attaccare il presidente della Regione, colpevole di un’irresponsabile devolution sanitaria) o gorgheggiate in un tono di voce altissimo e praticamente incomprensibile (Malik nei momenti di panico), e tutto questo mentre io dormivo nel mio letto, lunedì mattina, con una ferita allo zigomo, un ematoma alla coscia sinistra, e per il resto in condizioni di perfetta beatitudine. La colpa è stata del carro attrezzi che avevo chiamato ieri sera e che, avendo trovato chiuso a mezzanotte il cancello del carrozziere, mi ha recapitato la E270 nel cortile di casa. È distrutta, fa pietà. Dicono che le macchine in questo stato le buttino in fondo all’oceano a far paesaggio per i pesci.

Il primo ad arrivare è stato Witold alle sette e quarantacinque, sulla sua Panda, allarmato dalla mia assenza al solito appuntamento, dal mio silenzio al telefonino e al telefono di casa (entrambi staccati). Allarmatissimo poi dalle linee frastagliate e contorte, scarnite e mutilate della Mercedes, dall’airbag annaffiato di sangue rappreso che penzolava dal volante come una lingua di bovino sul gancio del macellaio, nel panico più totale quando nessuno ha risposto al campanello di casa (non sentivo: una pastiglia alle sei perché non riuscivo a riaddormentarmi). La R4 posteggiata sotto la tettoia provava che non potevo essermene andato nel pieno delle mie facoltà, dunque dovevo trovarmi in qualche ospedale o ricoverato da amici o parenti. L’ipotesi più vicina era Malik. Witold è risalito in macchina, ha fatto il giro della collina e si è presentato al cancello del famoso fotografo. Lì, attraverso il videocitofono, ha seminato a piene mani la sua ansia incontrando terreno fertile e ripartendo poi verso il pronto soccorso più vicino.

Alle otto e un quarto, spuntando dal bosco di castagni, è apparso nel mio cortile Malik, accompagnato da Indra, il bassotto tigrato padre. Malik ha fatto tre giri intorno alla carcassa della E270, ha pianto di commozione immaginandomi dilaniato e ormai cadavere in qualche obitorio, ha provato a suonare, ha bussato in modo fiacco su tutte le persiane, si è stupito che quelle del retro fossero chiuse e ne ha tratto cattivo auspicio. Nel frattempo Indra ha pisciato nella cuccia di Gustavo, cosa spiacevole che di per sé non ha fatto progredire le ricerche. Poi entrambi sono tornati a casa. Malik ha tentato di telefonare a qualche ospedale ma, a quanto riferisce lui stesso, l’eccitazione gli impediva di farsi capire.

Dopo avermi cercato invano nel primo ospedale, Witold ha pensato che fosse il caso di avvertire la famiglia, ma per non rischiare di allarmare mia madre, che comunque non poteva fare nulla di realmente utile per le ricerche, ha chiamato Carlo alle otto e quaranta. Mio fratello ha subito concluso che io mi fossi rifugiato nella casa della



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