Il nome sopra il titolo by Frank Capra

Il nome sopra il titolo by Frank Capra

autore:Frank Capra [Capra, Frank]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2022-04-27T22:00:00+00:00


35. L’eterna illusione, 1938.

36. Meek in inglese vuol dire «mite», «mansueto». [n.d.r.]

14

SE CI DEVI PENSARE È MEGLIO LASCIAR PERDERE

«Marlene Dietrich? No, è veleno al botteghino. Non investirei su di lei un quarto di dollaro», mi disse Cohn nel suo ufficio.

«Dai, Harry. Sono i brutti film il veleno del box office, non gli attori. Comunque o Marlene Dietrich fa George Sand o il film su Chopin te lo dimentichi».

«Dimenticatelo, allora».

Mi stavo consumando di rabbia quando entrai sbattendo la porta nel mio ufficio e abbaiai alla segretaria: «Voglio la mia squadra qui, subito!»

La squadra: Joe Sistrom, Harold Winston, Chester Sticht. Joe Sistrom aveva dei capelli neri sempre per aria, indomabili, degli occhiali così spessi che potevano essere stati tagliati via da un calamaio. Brillante intellettuale di Stanford, vero mago in matematica e scienze, Joe era il bambino prodigio mai cresciuto. Come «testa pensante» del cinema sapeva tutto e non faceva nulla. «Non devo deporre un uovo per sapere come lo fa una gallina», era il suo motto. Come purista del pensiero era il mio insostituibile braccio destro, come già lo era stato per Stevens e McCarey, e lo sarebbe stato poi per Wilder.

Harold Winston era un profugo dalle luci della ribalta di New York, ora attivo sul mio carrozzone del dialogo. Winston era un’anima gentile e sensibile che amava tutto ciò che era bello, e disprezzava la volgarità. Come purista in estetica il suo gusto sapeva discriminare fra ciò che era artistico e ciò che era meramente piacevole o utilitaristico.

Chester Sticht era uno dei due giovani fratelli del mio compagno di stanza al college e grande amico, Robert Sticht. I suoi genitori erano stati ricchi proprietari delle miniere di rame di Queenstown in Tasmania.

Dopo la prima guerra mondiale il mercato del rame ebbe un crollo e i genitori morirono di lì a poco quasi senza un soldo. Robert rimase in Australia come capo ingegnere chimico per un’azienda di fertilizzanti.

I due fratelli più giovani, Chester e Hadmar, vennero negli Stati Uniti. Hadmar proseguì i suoi studi diventando capo di dipartimento di geologia al College of the Pacific, Chester venne a lavorare per me come segretario e tuttofare.

Sistrom, Winston, Stricht erano i miei tre «punzecchiatori». Le loro occupazioni: istigatori, smoscia-entusiasmi, tafani della contraddizione. Il loro scopo preciso: tenermi lontano da qualsiasi forma di compiacimento, dirmi che quanto facevo non era mai abbastanza bello e che potevo far meglio. La loro virtù: una salda fedeltà a me e ai miei film.

«Cosa succede, per tutti i santi?», chiese Sistrom mentre io facevo piazza pulita sulla mia scrivania. Glielo dissi. Che del film su Chopin non se ne faceva niente. Che me ne sarei andato dalla Columbia. Che era meglio che si trovassero subito tutti un altro lavoro.

Con mia grande sorpresa parvero tutti sollevati. «Perfetto! Pollice verso per Chopin!», disse Harold Winston agli altri. «Il ritmo è stupendo», disse Sistrom e mi passò due pagine gialle dattiloscrite.

«Leggi questo, Frank, prima di dar fuori da matto».

«È un altro Mr. Deed», continuò Chet, «perfetto per Gary Cooper e Jean Arthur».



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