Il romanzo massimalista by Ercolino Stefano

Il romanzo massimalista by Ercolino Stefano

autore:Ercolino Stefano [Stefano, Ercolino]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


1.3.2. Mito

La funzione ordinatrice del mito è stata notoriamente teorizzata da T. S. Eliot a proposito dell’Ulisse di Joyce:

Nell’usare il mito, nel manipolare un parallelo continuo fra contemporaneità e antichità, il Signor Joyce segue un metodo che altri devono seguire dopo di lui. Essi non saranno imitatori, non più dello scienziato che usa le scoperte di un Einstein nel perseguire le proprie, indipendenti, ulteriori investigazioni. È semplicemente un modo di controllare, di ordinare, di dare una forma e un significato all’immenso panorama di futilità e anarchia che è la storia contemporanea. […] È un metodo per il quale l’oroscopo è ben augurante. Psicologia (così com’è, e tanto che la nostra reazione nei suoi confronti sia divertita, o seria), etnologia e Il ramo d’oro hanno concorso a rendere possibile ciò che era impossibile perfino pochi anni fa. Al posto del metodo narrativo, possiamo ora usare il metodo mitico. Si tratta, lo credo seriamente, di un passo verso il rendere il mondo moderno possibile per l’arte.23

Un oroscopo ben augurante; Eliot ci aveva visto giusto, basti pensare alle innumerevoli riprese del mito nel Novecento. E così anche in due dei romanzi massimalisti qui discussi, Infinite Jest e 2005 dopo Cristo, che fanno sistematicamente ricorso al metodo mitico, e cioè a quella specifica funzione strutturante del mito operante nell’Ulisse, per conferire un ordine al materiale narrativo.

I riferimenti alla mitologia greca, cristiana e nordica sono onnipresenti in Infinite Jest: da Gately e Marathe ripetutamente e rispettivamente accostati a Eracle e a Perseo, alla bellezza sovrumana di Joelle, capace di scatenare negli uomini un paralizzante “complesso di Atteone”,24 e al misterioso giocatore di tennis non vedente Dymphna, il cui nome allude a una santa cattolica vissuta probabilmente nel VII secolo; tutti riferimenti che in più di una occasione forniscono preziose coordinate interpretative.

In David Foster Wallace’s “Infinite Jest”, Stephen Burn ha tracciato una puntuale mappa degli elementi mitici provvisti di una funzione semantico-ordinatrice nel romanzo di Wallace, con dei risultati a dir poco sorprendenti.25 Per esempio, la notte in cui Marathe e Steeply si incontrano su di un’altura nell’immediata periferia di Tucson per discutere della morte dell’attaché medico vittima della visione di Infinite Jest è la notte fra il 30 aprile e il primo maggio (una notte il cui racconto è disseminato nell’arco di centinaia di pagine); una notte in cui anticamente, stando a Frazer, si svolgeva un rituale celtico consistente nell’accensione di fuochi sacri che dovevano, in un certo senso, “misurare” la moralità di una comunità. Si immaginava che se coloro che avessero acceso i fuochi fossero stati colpevoli di assassinio, adulterio, o furto, il fuoco li avrebbe smascherati, comportandosi in maniera inusuale.26 Scrive Burn:

La lista di reati di Frazer riassume perfettamente i tre maggiori crimini del romanzo (l’assassinio di DuPlessis, gli adulteri di Avril, e il furto del film da parte di Gately) e, cosa intrigante, sulla spianata del deserto sottostante al rilievo, Steeply e Marathe vedono i tremolii di un “fuoco celebratorio” (p. 422), ma le fiamme bruciano in “forma di anello, invece che di sfera”, come Marathe si aspetterebbe (p.



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