Ippopotami E Sirene by Eva Cantarella

Ippopotami E Sirene by Eva Cantarella

autore:Eva Cantarella
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-05-13T04:00:00+00:00


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Il viaggio e i sistemi politici

Viaggiare, nel mondo antico come in quello moderno, significa venire a contatto con persone e popoli che hanno costumi e valori diversi, e sono spesso diversamente organizzati dal punto di vista sociale e politico. Proprio come accade quando si leggono dei racconti di viaggio, la cui attendibilità varia, peraltro, a seconda del genere letterario cui l’opera appartiene. Nel nostro caso, dunque, cominciamo dalla poesia epica, e nello specifico dalla città dei Troiani, punto di partenza di Ulisse per il suo viaggio che lo condurrà a Itaca: come abbiamo già visto, a differenza delle altre comunità, del tutto immaginarie, che incontra nel corso del viaggio, Troia e Itaca sono due vere e proprie città.

Nel caso di Troia, parliamo di una città fortificata, circondata da mura e governata da un re, il vecchio Priamo - nome forse non greco, ma anatolico. Accanto a lui la regina Ecuba, sua moglie, e un numero rilevantissimo di figli: ben cinquanta. Tutti di Ecuba? Secondo Apollodoro, Priamo avrebbe avuto più di una moglie, oltre a molte concubine. Ma in Omero questo dato non trova conferma, Ecuba sembra essere l’unica sposa. Il che però non significa necessariamente che i figli di Priamo siano tutti nati da lei.

A quanto risulta, a Troia i mariti, anche i migliori, si concedevano - senza alcun biasimo, neppure da parte delle mogli - delle distrazioni extraconiugali, con la possibilità di generare figli illegittimi. E le mogli, se amavano i mariti, come era loro dovere, erano comprensive al punto da accettare e crescere questi figli come se ne fossero le madri.

A farcelo sapere è una perfetta moglie troiana, Andromaca, sposa di Ettore «dal cuore di bronzo», il più valoroso dei figli di Priamo e di Ecuba. La fonte, in questo caso, non è Omero, bensì Euripide, che fa dire ad Andromaca, a dimostrazione della sua perfetta intesa e della sua dedizione al marito: «per lui, per Ettore amatissimo, condividendo i suoi amori, quando Cipride lo sopraffaceva, spesso offrivo il seno ai suoi bastardi, per non amareggiarlo».1

Alla luce di una simile dichiarazione, il fatto che Priamo avesse ben cinquanta figli non significa che fossero tutti di Ecuba - cosa comunque assai poco credibile -, ma neppure che il sistema matrimoniale, a Troia, fosse poligamico. I costumi dei Troiani, e non solamente da questo punto di vista, non sembrano differire particolarmente da quelli di coloro che, venuti dalla Grecia, li assediavano. Gli dèi venerati a Troia sembrano essere gli stessi della religione greca olimpica, così come viene sistematizzata nei poemi didascalici di Esiodo - Teogonia, Le opere e i giorni.

I Troiani parlano greco, o quantomeno lo parlano quando si confrontano verbalmente con i loro nemici. Molti di essi hanno nomi greci.

Ma se alcune caratteristiche della città di Priamo fanno pensare a una città greca, altre se ne discostano. I figli di Priamo, per esempio, vivevano tutti con il padre. L’unico che aveva una casa tutta per sé era Ettore. Forse perché era destinato a succedere al re? Questa è solo



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