La collana di giada by Ann Shin

La collana di giada by Ann Shin

autore:Ann Shin [Shin, Ann]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Tre60
pubblicato: 2022-05-25T16:00:00+00:00


17

Era a una decina di metri dalla strada quando finalmente lo vide, un masso alto sino alle ginocchia vicino al paletto di legno di una staccionata all’angolo di un campo. Avanzò a lunghi passi obliqui come un coyote che ha puntato gli occhi sulla preda, con le zampe posteriori girate di lato. Trova il masso, la galleria è lì accanto, gli aveva detto la contadina mentre gli porgeva uno strofinaccio con riso e germogli di soia. Cerca il grosso masso vicino al paletto di una staccionata. Jin scavalcò la staccionata e si fece largo tra i cespugli secchi mentre si inoltrava nel bosco. Fece una decina di passi a casaccio prima di individuare delle erbacce che pendevano davanti a una cavità scura. Si avvicinò e mentre avanzava si accorse che la cavità si allargava scoprendo una radura davanti all’ingresso di una galleria. Chissà se era davvero la galleria di cui gli aveva parlato Hyuk.

Jin entrò con circospezione, tenendo le braccia allungate davanti a sé, perché era molto buio e non riusciva a distinguere se stesse andando a sbattere contro un muro o se davanti a lui ci fosse uno spiazzo di un centinaio di metri. Tese le orecchie e le narici fremettero al passaggio di una corrente d’aria invisibile che portò con sé un odore muschiato di terra umida e piscio. Sentì dei passi, qualche mormorio e un russare attutito che si interruppe con uno sbuffo. Allungò un piede con cautela tastando la terra prima di avanzare e dopo diversi passi sentì un gemito e il piede destro scivolò. Aveva calpestato qualcosa di morbido, un braccio o una gamba gommosi e flessibili. Indietreggiò per cercare di vedere chi avesse calpestato, ma era buio pesto: riuscì solo a sentire un fruscio di corpi che si alzavano. Quante persone erano accampate lì dentro, ammucchiate le une sulle altre, a dormire e respirare l’aria viziata di quell’antro in cui era sempre notte?

«Ehilà?» Jin aspettò che qualcuno rispondesse. Nessuno rispose, ma rimase comunque in ascolto cercando di capire da dove venisse il fruscio. Da un punto più in profondità provenivano altri rumori, un suono che riconobbe presto come un rumore di passi che si avvicinavano in fretta finché a un tratto non gli furono addosso e qualcuno sbatté la testa proprio contro il petto di Jin.

«Attento!» gridò Jin socchiudendo gli occhi per cercare di vedere chi lo avesse travolto. Due persone si spinsero a vicenda e una delle due infine parlò.

«Che ci fai qui in piedi?» Era la voce di un ragazzino non ancora diventato uomo.

«Non… non ti ho visto», disse Jin cercando di capire quanti anni avesse.

«Questo è nuovo», disse l’altro, anche lui un ragazzino, a sinistra del primo che aveva parlato. «Non riconosco la sua voce.»

«Sono appena arrivato», disse Jin. «Voi chi siete?»

«Siamo fratelli, lui è Wonho e io sono Minho e stiamo uscendo per cercare lavoro», disse il ragazzino, poi aggiunse: «E così sei nuovo, eh? Hai qualcosa da mangiare?»

Jin passò le dita sul fagotto con il riso e i germogli che Biyu gli aveva dato, legato alla cintura vicino ai guanti, e disse: «No».



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