la guerra by Gatti Angelo;

la guerra by Gatti Angelo;

autore:Gatti, Angelo; [Gatti, Angelo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Biblioteca storica
ISBN: 9788815350541
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2018-09-14T22:00:00+00:00


7 luglio. Verona

Bollettino delle nomine e formazioni, in cui [passano] ufficiali di S.M. che sono di tre anni di anzianità dopo me e quattro dopo altri che sono avanti a me (Mercalli[282], […]). Passano anche maggiori 27 capitani di commissariato: sicché la fanteria è indietro a tutti.

Ma facciamo la [questione] dello Stato maggiore, che fa lo stesso ufficio, seduto allo stesso tavolo, ecc.

Le cose sono messe in modo che i borghesi non crederebbero a ciò che si dice, ma bisogna credere a tutto nella vita. Ci sono ufficiali di molte provenienze, ma la scuola di guerra è unica per tutti. L’ufficiale di Stato maggiore dovrebbe cominciare la propria vita da quando è nominato: stessi esami, classificazione unica, ecc. ecc. No. Ognuno segue le sorti della propria arma. Se l’artiglieria accellera, un ufficiale di S.M. proveniente dall’artiglieria scavalca il collega proveniente dalla fanteria.

Ora lo S.M. non è come l’[esercito] dove gli ufficiali sono lontani uno dall’altro e non si vedono sempre, non sono a contatto continuo. Nello Stato maggiore si lavora gomito a gomito, nella stessa stanza. Ed ecco che, per il peccato originale della provenienza d’arma, che non si deterge a differenza di quello cristiano nemmeno col battesimo della scuola di guerra, il meno anziano, perché è d’artiglieria, prende il posto del più anziano. Altra testa, altro indirizzo. E perché? Se il nuovo promesso fosse superiore a quello che ha scavalcato, pazienza: ma è uguale. E allora?

Piccole cose, si dirà. No. Lo S.M. è il cervello dell’esercito e non bisogna creare in esso gravi perturbamenti. Si dirà che così vanno le cose del mondo, che l’ingiustizia è la base della vita. È vero. Si dirà anche che questi tempi[283] non sono tempi da recriminazioni e che, dove c’è in gioco la salvezza della patria, tutti gli altri interessi devono tacere. Vero anche questo: anzi più vero e necessario dell’altro motivo. Per quanto passata la festa, gabbato lo santo. Chi si interesserà più a queste cose quando tutto sarà finito? Se bene, il bene passerà il male; se male, carità di patria vorrà che si pensi al rimedio piuttosto che a beghe intestine. Ma c’è un’obiezione. Si sottostà alla necessità imposta per forza di cose, non a ciò che alcuni – qualunque siano – può dire e non dimostrare essere necessità. A tempi straordinari, misure straordinarie. Se anche ci fossero motivi per ritardare la promozione degli ufficiali di S.M. [di …], bisognerebbe […] e fare quegli ufficiali. Si è fatto così per tante altre cose! Ma per questa, siccome si conoscono gli animi buoni e sottomessi, e si è in tempo di guerra, si passa sopra. È un torto.

Perché uno può ragionare così. Basta col far parte di quelli che sono sempre calpestati. È una cosa buffa vedere il mondo com’è diviso. Ci sono di quelli, il 99%, che si sono messi dalla parte di quelli che devono o vogliono obbedire e l’1% che ha scelto la parte di comandante, di giudice. Chi gliel’ha conferita? Nessuno. Lui. Ora succede questo bel caso.



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