La morte di Ivan Il'ic (Italian Edition) by Lev Tolstoj

La morte di Ivan Il'ic (Italian Edition) by Lev Tolstoj

autore:Lev Tolstoj [Tolstoj, Lev]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 1291507787
Amazon: B00E8UE74I
editore: Aonia edizioni
pubblicato: 2013-07-30T00:00:00+00:00


V

Così passò un mese, passarono due mesi. Per Capodanno venne in città il cognato e si fermò ospite da loro.

Ivàn Il’ì è era in tribunale. Praskov’ja Fëdorovna era fuori per compere. Rientrando nel suo studio, Ivàn Il’ì è ci trovò il cognato, un tipo sano e rubizzo, che stava disfacendo il baule. Sentendo i passi di Ivàn Il’ì è, il cognato alzò la testa e lo guardò per un secondo in silenzio. Quello sguardo rivelò ogni cosa a Ivàn Il’ì è. Il cognato fece per aprire la bocca in un’espressione di meraviglia, ma si trattenne. Quel gesto confermava tutto.

«Cosa c’è, sono cambiato?»

«Beh, sì… c’è un certo cambiamento.»

In seguito, per quanti sforzi facesse Ivàn Il’ì è per riportare la conversazione sul suo aspetto esteriore, il cognato evitò sempre di rispondere su quel punto. Sopraggiunse Praskov’ja Fëdorovna e il cognato si ritirò con lei. Ivàn Il’ì è chiuse la porta a chiave e cominciò a guardarsi nello specchio, prima di faccia, poi di lato. Prese il suo ritratto con la moglie e lo confrontò con l’immagine che gli rimandava lo specchio. C’era un enorme cambiamento. Si denudò gli avambracci fino ai gomiti, li ispezionò, poi tirò giù le maniche, si lasciò cadere sull’ottomana e diventò più nero della notte.

«Non devo, non devo,» si disse, balzò in piedi, andò alla scrivania, aprì una pratica, si mise a leggere, ma non era in grado di concentrarsi. Aprì la porta, passò in sala. La porta del salotto era chiusa. Si avvicinò in punta di piedi e si mise a origliare.

«No, tu esageri,» diceva Praskov’ja Fëdorovna.

«Come esagero? Non vedi che è un uomo morto, guardagli gli occhi. Non hanno più luce. Ma cosa diavolo ha?»

«Nessuno riesce a capirlo. Nikolaev [era un dottore] ha detto qualcosa, ma non so bene. Lešèetickij [era il dottore celebre] ha detto tutto il contrario…»

Ivàn Il’ì è si scostò, rientrò nella sua stanza, sì coricò e si mise a pensare: «È il rene, il rene mobile.» Gli venne in mente tutto quello che gli avevano detto i dottori, che il rene si era staccato e che andava vagando qua e là. Ed egli con uno sforzo dell’immaginazione cercava di afferrare quel rene, di fermarlo, di costringerlo a rimanere al suo posto, ci voleva così poco, gli pareva. «No, devo tornare da Pëtr Ivànoviè,» (era l’amico che aveva un amico dottore). Suonò, ordinò di attaccare un cavallo e si preparò a uscire.

«Dove vai, Jean?» gli domandò la moglie con un tono particolarmente triste e un’espressione insolitamente dolce.

Questa insolita dolcezza lo irritò. Le gettò uno sguardo cupo.

«Devo andare da Pëtr Ivànoviè.»

Andò dall’amico, che aveva un amico dottore. E insieme all’amico andò dal dottore. Il dottore era in casa, e Ivàn Il’ì è rimase a lungo a conversare con lui.

Esaminando attentamente da un punto di vista anatomico e fisiologico tutti i particolari di quello che, secondo il dottore, stava accadendo dentro di lui, Ivàn Il’ì è comprese ogni cosa.

13

Aveva una cosetta, un piccolo affaretto dentro l’intestino cieco. Si poteva guarire benissimo. Bisognava rafforzare le funzioni



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