La notte del gatto nero by Antonio Pagliaro

La notte del gatto nero by Antonio Pagliaro

autore:Antonio Pagliaro
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Literary, General, Fiction
ISBN: 9788823500211
editore: Guanda
pubblicato: 2012-05-15T22:00:00+00:00


5

Tutto crollava, quando rispuntò Tony.

Giovanni aveva provato a prendere soldi col bancomat. Giusto per consegnarli a don Mimì e non farsi picchiare ancora. Ma la macchina si era mangiata la carta bancomat e non l’aveva risputata.

Senza soldi, non era tornato da don Mimì. Ogni volta che usciva, aspettava l’armadio e Bellicapelli. Per qualche giorno non li aveva visti, ma sapeva che non si sarebbero fatti attendere a lungo.

Tony chiamò una sera in cui Giovanni era a casa con Vera. Avevano trascorso il pomeriggio al cimitero. Avevano spolverato la lapide, avevano lucidato il vetro del portafoto, avevano portato un mazzo di fiori e due piante di ciclamino. Combattevano l’incuria. Avevano anche potato la piracanta che era cresciuta troppo: i giardinieri comunali non intervenivano perché la pianta era alta circa due metri e mezzo, al confine fra le competenze di Gesip e settore Ville e Giardini. I primi la stimavano due metri e cinquantuno, i secondi due metri e quarantanove. Vera portava con sé le cesoie da giardinaggio e faceva lei. Vera aveva poi pregato a lungo. Giovanni era rimasto in silenzio. Erano tornati a casa contenti. Giovanni aveva suonato mezz’ora. Parte di un concerto di Rachmaninoff e un movimento della Sonata KV 457 di Mozart.

Adesso erano buttati sul divano e guardavano il Maurizio Costanzo Show.

«Scusa se non mi sono fatto sentire per un po’» disse Tony al telefono, «ho avuto da fare.»

«Non importa.»

«Non ho novità, però vediamoci. Sai dove.»

Giovanni uscì subito, guardingo. Andò al Gatto Nero Pub. Tony era lì, al banco, beveva birra e parlava con un paio di uomini. Brutte facce, pensò Giovanni. Quando Tony lo vide, si alzò, lasciò gli amici, gli andò incontrò, lo abbracciò.

«Ti trovo male» disse.

«Anzi oggi sto meglio.»

«Ogni tanto fattela la barba.»

Giovanni raccontò dei debiti, raccontò della banca, raccontò che se fosse andata avanti così avrebbe perso la casa, o forse no perché gli uomini di don Mimì lo avrebbero fatto fuori prima.

«Don Mimì» borbottò Tony.

«Già.»

«Non dovevi infilarti in questi guai. Quello è un pezzo di merda.»

«Avevo bisogno di soldi.»

«Don Mimì è uno pericoloso. Venivi da me.»

«Tony, non ci vedevamo da trent’anni. Non sapevo dove trovarti, e anche se avessi saputo, non mi sarei sentito di chiederti soldi.»

«Andiamo da me.»

Balzarono su una Honda 1000 e andarono a casa di Tony. Abitava a poche centinaia di metri.

Sedettero in salotto, Tony mise un disco dei Pooh. Disse: «Rilassati e aspettami due minuti». Si allontanò. Tornò con una busta. Due giorni prima era stato in giro a raccogliere i soldi delle estorsioni. La busta era gonfia. Ne tirò fuori alcune banconote.

«Prendi queste, intanto.»

Giovanni fece segno di no.

Tony lo guardò male. Così male che Giovanni capì perché aveva fatto carriera nella malavita. Era lo sguardo del capo che ordina, del cattivo che non sa perdonare. Ebbe paura, ma era contento che quell’uomo fosse suo amico. Annuì e prese i soldi. Li contò, erano mille euro.

«Ma sono mille.»

«Non bastano?»

«No, è che, davvero, non saprei come ridarteli.»

«Sono un regalo, bastano per tenerti la casa?»

«Per un paio di mesi.»

«Intanto ripariamo così, fra due mesi ci pensiamo.



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