La salita verso casa by Kanako Nishi

La salita verso casa by Kanako Nishi

autore:Kanako Nishi [Nishi, Kanako]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-07-23T22:00:00+00:00


Genkan

Mentre preparavo l’esame, successe un altro fatto. Persi la mia verginità.

Con una ragazza che ai test risultava sempre la migliore, Suzukihara Tamaki. Il suo era regolarmente il primo nome nelle classifiche dei risultati dei test, ma non si capiva dove finissero gli ideogrammi del nome e iniziasse il cognome. Così, tutti la chiamavano Genkan. Ma non si chiamava Suzuki Genkan, che era una lettura sbagliata. Soprattutto quel Gen non quadrava, ma mi pareva comunque un bel nome.

In ogni caso, Genkan (la chiamerò così, come la chiamavano tutti), era tornata dagli Stati Uniti. Era arrivata a scuola nell’autunno del primo anno e tutti la tenevano a distanza per via di quella cadenza americana un po’ rozza, e lei si trovava in grosse difficoltà a seguire le lezioni in giapponese. Nutriva un profondo rancore verso i genitori che non l’avevano iscritta alla scuola americana, ma loro per lei volevano un’istruzione da giapponese. Ce la mise tutta. Tornava a casa e si dava allo studio forsennato. Lesse e rilesse i testi delle elementari fino allo sfinimento, e ascoltò più e più volte le cassette di lingua. Sostituì l’inglese, con cui comunicava a casa, con il giapponese e studiò a fondo la storia del Giappone. Con sforzi inimmaginabili per noi, alla fine del primo anno aveva letto classici della letteratura giapponese come il Genji monogatari e Note del guanciale, e aveva familiarizzato con la storia del Giappone tanto da intimidire il professore di scienze sociali. Il suo nome iniziò a fare capolino tra i migliori risultati ai test quasi contemporaneamente al mio: divenimmo una minaccia per il gruppo dei secchioni. Non fummo mai in classe insieme nel triennio. Solo incrociandoci in corridoio, avevo captato il suo buon profumo e avevo pensato che avesse il fascino di chi era cresciuto all’estero. Solo questo.

Quel giorno, senza prestare ascolto ai compagni che si uccidevano di studio in biblioteca, me ne tornavo a casa ascoltando la cassetta dei Run DMC che mi aveva prestato Hajime. Vicino alle scuole medie c’era un ponte e dall’altra parte sorgeva il parco dove di solito portavo Sakura. Quel giorno si stava bene, mi ero un po’ allentato la sciarpa che avevo sempre al collo e avevo deciso di allungare un po’ passando per il parco. In lontananza c’era un cane simile a Sakura che annusava a terra, e le foglie degli alberi giravano e cadevano attorno a me, come per invitarmi a ballare. Decisi di bere un caffè in lattina e, mentre cercavo i soldi in tasca, sentii una voce melliflua di donna lamentarsi: «Ahi!».

Mi voltai in direzione della voce con la moneta da cento yen in mano e vidi una ragazza con i capelli lunghi, accosciata, tenersi la caviglia. I capelli le arrivavano ai fianchi ed erano lucidi. Capii subito che si trattava di Genkan, che se ne infischiava del regolamento di scuola che imponeva di legare i capelli sotto le spalle. Mi stupii di non essermi accorto di lei che mi stava cinque metri dietro, ma una ragazza in difficoltà vinceva sulla lattina di caffè.



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