L'amante by Abraham Yehoshua

L'amante by Abraham Yehoshua

autore:Abraham Yehoshua
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
ISBN: 9788858425473
editore: Einaudi
pubblicato: 2015-06-12T22:00:00+00:00


ASYA

Tremavo tutta. Erano anni che non lo vedevo. Eccolo, sta andando in bicicletta, vicino a casa. Non voglio perderlo di nuovo. Mi sono aggrappata a quel sogno. Yigal! Sta andando avanti e indietro sul marciapiede, con una bicicletta grande, perché anche lui è alto e magro. E io penso: è vivo, che felicità! Ho paura di aprir bocca. E lui continua ad andare, gira in tondo, è tutto serio, si concentra nella guida, è tutto eccitato, non riesco neanche a guardarlo negli occhi. E la bicicletta è molto complicata, lucida, piena di cambi, d’ingranaggi e di cavetti da tutte le parti. Ma piú di tutto mi meraviglio dei freni, dai quali escono due stoppini sottili che sono collegati con le sue orecchie, come se lui dovesse sentire i freni. Una specie di dispositivo di sicurezza.

– Vedi? – mi dice Adam, e sorride. È in piedi sulle scale di casa, dietro di me, non mi ero accorta di lui perché stava nell’ombra. A quanto pare è lui che l’ha sistemato cosí. Ma io non gli rispondo, continuo a guardare quel ciclista con grandissima concentrazione. E pian piano mi accorgo che quello non è Yigal, ma una specie di sostituto che Adam è riuscito a procurarmi. Aspetto solo che si stanchi del girotondo, per poterlo vedere da vicino, per poterlo toccare, abbracciare. Yigal, dico sottovoce, vieni qua un momento. Ma lui non mi guarda, non sente, continua tutto serio in quel suo giro interminabile. Ho pensato: forse non ci sente, anche lui non ci sente. Ma lui sentiva e capiva, semplicemente sfruttava la sordità per ignorarmi.

E poi ci troviamo, lui ed io, in una grande sala illuminata dal sole. C’è una festa, una bar-mizwàh, o forse un matrimonio, ci sono tavole imbandite con panini ripieni di salame rosso, e Adam ci si butta sopra come al solito, comincia a mangiare a quattro palmenti, è preso dalla frenesia. Ed io sono preoccupata per Yigal che abbiamo lasciato là sul marciapiede, e me ne vado nel bel mezzo della festa senza toccare cibo. Torno a casa dopo mezzogiorno. È sabato, le strade sono deserte, il marciapiede sotto casa è vuoto. Il bambino è sparito. Comincio a girare per le strade a cercare il «sostituto». Sono molto depressa, dentro di me comincio a piangere. Finché vicino a una casa in costruzione, in fondo alla strada, su un mucchio di sabbia, vedo la bicicletta. È un po’ contorta, piú piccola di quello che credevo, meno complicata di quello che sembrava, ma quegli stoppini pendono ancora dai freni, e in fondo ci sono come delle palline, delle scatoline-auricolari, che vibrano, fanno deboli rumori. Me li accosto all’orecchio, dentro si sente una voce, come un annunciatore del notiziario, qualcuno che dice: «Resuscitata… è resuscitata…»



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