L'autobiografia di Giuliano di Sansevero (libro secondo) by Andrea Giovene

autore:Andrea Giovene [Giovene, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-10-01T21:48:03+00:00

James Murri ritornò da Heidelberg animato da un entusiasmo piuttosto inaspettato per me, in un uomo come egli era. Aveva presentato, sulle rive del Nekkar, la parte musicale del nostro Dramma antico in alcuni cenacoli di intenditori, non so come sostituendo il testo per quei tedeschi, ma con risultato, diceva, assai lusinghiero. Pareva inammissibile a quelli che il lavoro restasse praticamente inedito. Murri pensava, semplicemente, alla Scala di Milano.

Prendemmo le mosse dalla libreria Levi, perché il cerimonioso libraio disponeva di innumerevoli canali. Disgraziatamente James Murri, come Paolo Grilli, e, peggio, Gian Giacomo Jacono, non era in nessuna luce davanti al regime.

Se da una parte il duce mandava al confino gli scapestrati dell'alta società romana i quali invece di "Credere, Obbedire e Combattere" scandalizzavano il quartiere Ludovisi, dall'altra neppure amava i poeti, quando non politicizzati. Egli, messo alla greppia d'Annunzio sul Vittoriale degli Italiani, doveva inchiavardare con le palme accademiche perfino il Marinetti "dal contropelo di fosforo". Murri e Grilli, intellettuali, non fascisti, e libertini, gli erano incomodi. Jacono poi poteva servire soltanto per il rogo, ed era appena protetto dalla sua larghissima fama fuori d'Italia.

Niente di strano quindi se le porte restavano chiuse, del che Murri si consolava pensando a Wagner errante per Parigi con i suoi spartiti sottobraccio, ed io ricordandomi i ridicoli episodi di Milano, la catastrofe del Nibbio, tutto per l'inezia di un articolo sulla vita provinciale di Peschiera. Ma Levi, tenace come tutti gli israeliti, e odorando forse anche un affare, si lusingava di ottenere alla fine la rappresentazione del dramma a Taormina o Siracusa, dove si andava rispolverando il teatro greco. Mussolini aveva soppresso l'intero Rinascimento italiano ed anche il Risorgimento. Egli aveva saltato a piè pari quasi duemila anni di storia nostra per ricollegarsi direttamente con Augusto: ma gli evi più antichi non gli davano noia. Levi faceva notare che l'idea del dramma gravitava intorno ad una nascita. Eccellente innesto con la politica demografica ed il suo corollario "Il numero è potenza". Non conveniva rinunciare.

Per arrivare ai teatri siciliani giudicava però indispensabile un editore per le musiche. Aveva pensato al maggiore, Bôde, collezionista di inediti musicali settecenteschi (Levi gli aveva venduto due quartetti del Piatti, strepitosi) ma tutti i tentativi per ottenere da lui una semplice audizione del lavoro furono inutili. Bôde si protestava letteralmente saturo di spartiti che non valevano niente ma che gli erano propinati ad ogni momento da gerarchi o eminenze grigie del regime. Il suo piano editoriale era completo per quattro anni.

Levi non si scoraggiò; egli nascose Murri e me in un angolo della libreria e convocò il renitente editore sotto specie di un affare antiquario. Bôde, senza diffidare, arrivò sui suoi piedi dolci. Ma non appena Murri saltò fuori con il manoscritto in mano, egli si levò indignato, protestando, come una giovane attirata in qualche ambiente equivoco. Levi, a sua volta irritato, trascese dalla sua abituale cortesia.

«Ma se questo giovane fosse il Foscolo in persona e il lavoro che vi presenta l'avesse musicato Spontini, voi rifiutereste di ascoltarlo?»

Ed il Bôde, di piè fermo, rispose: «Sì» ed uscì in istrada.

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