Le nostre mogli negli abissi by Julia Armfield

Le nostre mogli negli abissi by Julia Armfield

autore:Julia Armfield [Armfield, Julia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-01-29T00:00:00+00:00


LEAH

Avevo dormito e mentre dormivo avevo sognato Miri. Vedevo il buio caldo, la luce cangiante dell’acquario dove lavoravo da ragazzina. Nel sogno, Miri mi teneva per mano accanto alla vasca Mare Aperto, mi faceva sedere su una panchina e mi baciava sul collo. Mi piace questo posto, diceva, mi piace come si muove. Io aprivo la bocca per parlarle delle varie specie che c’erano nella vasca e lei scuoteva la testa, mi metteva una mano sulle labbra. Non farlo, mi diceva, anche se dalla mia bocca usciva già l’acqua. Mi sono svegliata proprio in quel momento. Ho cercato di non riaddormentarmi finché non ho dovuto.

È passato del tempo. Non so quanto né quanto in fretta. Abbiamo cambiato le batterie alle lampade e abbiamo mangiato perché sapevamo di dover consumare il cibo stoccato negli armadietti. A un certo punto Jelka si è sdraiata sul pavimento della cabina principale e si è addormentata. Matteo era seduto accanto al quadro dei comandi, continuava a premere pigramente il pulsante di trasmissione finché non ha ricominciato a fischiettare Farewell and adieu to you fair Spanish ladies. Io ero seduta per terra accanto a Jelka, a gambe distese, e pensavo alla doccia. Quando ci avevano mostrato l’imbarcazione, avevano magnificato il bagno: una tipa del Centro aveva spalancato la porta per presentarci il lavandino, il water e il soffione della doccia come se ci stesse svelando un sontuoso bagno privato in una di quelle trasmissioni dove ristrutturano case. Il sistema di distillazione è il fiore all’occhiello, aveva detto, strofinando il polsino sulla manopola della doccia come se fosse un’automobile nuova di zecca. Immette l’acqua dall’esterno e la purifica. Massima efficienza e tutta l’acqua dolce che vi occorre. Niente docce al risparmio come in Marina, qui… In teoria potete lasciar scorrere l’acqua per ore senza riscontrare problemi. E se vi va potete aprire anche il rubinetto del lavandino. Datevi pure alla pazza gioia! Avevo annuito e l’avevo guardata per qualche secondo continuare a lucidare la manopola della doccia per poi ritrarsi e tornare nella stanza sul retro.

Adesso, sul pavimento della cabina principale, pensavo alla manopola. Se la doccia funzionava, avevamo ancora acqua dolce. E se avevamo ancora acqua dolce, la situazione non doveva essere particolarmente critica. Mi sono detta che se i depuratori non si erano spenti, era probabile che anche la doccia fosse operativa. Ho deciso di considerarla una prospettiva positiva, ma non me la sono sentita di alzarmi per andare a controllare, avrei rimandato finché non fosse stato necessario. Non c’è alcun motivo di pensare al peggio se non sta ancora accadendo.

Rannicchiata accanto alle mie gambe, Jelka continuava a dormire, ma si era accigliata. Non so perché non ci eravamo spostati nella stanzetta sul retro, che nel complesso era più confortevole. Forse immaginavamo che se lo avessimo fatto il quadro dei comandi sarebbe tornato in vita ma noi non ce ne saremmo accorti e chiunque avesse provato a contattarci avrebbe riagganciato dandoci per dispersi.

Tecnicamente l’ingegnere era Matteo, ma tutti e tre eravamo stati addestrati in modo da essere capaci di riparare eventuali guasti.



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