Le stelle di Sparta by Luca Casetta

Le stelle di Sparta by Luca Casetta

autore:Luca Casetta [Casetta, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2023-09-14T00:00:00+00:00


11

Uniti

Il giorno dopo, la dea dell’aurora Eos si alzò nel cielo tingendo di rosa le montagne del Taigeto. Linos le dedicò una preghiera, svegliando il fratello che sonnecchiava accanto a lui. Leandros gli sorrise, cercando di dimenticare il violento litigio della sera precedente. Ora era vitale pensare soltanto a raggiungere la cima della catena montuosa, prendere i fiori di Elios e superare il Phouxir, la prova della volpe, per tornare a Sparta.

Usciti dalla tana, si nutrirono di alcune ghiande: facevano fatica persino a camminare, sentendo le forze scemare sempre di più. Avevano bisogno di una preda sostanziosa per continuare il percorso, e in fretta! Ripresa la marcia, incespicarono per un ripido declivio punteggiato da scarni melograni che, per le leggende dei loro compagni, aspiravano via il cervello a chi si addormentava sotto le loro fronde.

«Per Zeus, dannazione!» si disperò Leandros, talmente debole da non riuscire a infilzare con la lancia una misera lepre.

Dopo diverse ore di cammino, uno stormo di poiane annunciò l’arrivo alla meta che poteva sfamarli. Un’ombrosa e immensa foresta si slanciava prima dei picchi del Taigeto, con gli alberi così fitti e compatti da ricordare una falange spartana.

I giovani si inoltrarono tra alte conifere e pini monumentali, secondo le credenze dimora delle creature mostruose agli ordini di Pan, il dio satiro delle selve con busto umano e corna, piedi e coda caprine. La vegetazione, tuttavia, non offriva messaggi di morte, ma spettacoli meravigliosi.

Insieme assaporarono la natura incontaminata, in tutto il suo splendore: gli aghi azzurri dell’abete, le calde foglie dei faggi, l’aroma inebriante del muschio, la morbida fragranza dei ginepri.

D’un tratto, uno scalpiccio di zoccoli si riverberò nella macchia. In una depressione del terreno, poco lontano da loro, un gruppo di magnifici cervi si abbeverava presso un ruscello.

Mantenendosi sottovento, osservarono la scena idilliaca, degna di essere cantata dai poeti: richiamava a una delle fatiche di Ercole, la cattura della mitica cerva Cerinea dalle corna d’oro e le zampe d’argento.

Linos fu incapace di alzare la lancia, dispiaciuto nel dover uccidere creature così belle, mentre suo fratello ricacciò dentro il rimorso, prendendo la mira.

D’improvviso gli erbivori balzarono via, spaventati dai forti grugniti che si alzavano dalla boscaglia dietro di loro, insieme a nugoli di foglie sparse per aria e un raspare insistente. I fratelli si avvicinarono per controllare e impallidirono dal terrore: un enorme cinghiale correva furioso nell’oscurità della foresta, proprio nella loro direzione! La creatura era immensa, quasi come il leggendario cinghiale Calidonio abbattuto dalle divinità gemelle dei Dioscuri. Le sue massicce mascelle tagliavano le frasche, le zanne aguzze sibilavano come lame affilate, il respiro raggelante mozzava il fiato.

Nella loro mente risuonarono le parole del maestro Chirone: “I soldati spartani non indietreggiano mai”.

Entrambi rimasero saldi sulle gambe, ora pesanti come pietre, stringendo nelle mani sudate le lance pronte ad affondare nella spessa peluria del cinghiale. D’un tratto, altri latrati terribili si levarono alle spalle dell’animale. Dal bosco spuntarono le sagome di tre enormi cani molossi: ecco da cosa stava scappando il colossale suino! Con un balzo gli saltarono uno alla schiena e due alla gola, spossandolo per rallentare la sua corsa.



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