Le strutture e il tempo by Cesare Segre

Le strutture e il tempo by Cesare Segre

autore:Cesare Segre [Segre, Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858416921
editore: Einaudi
pubblicato: 2020-03-03T16:00:00+00:00


1 Che cito dall’edizione di V. Branca, Firenze 19655.

2 Secondo la terminologia di A.-J. Greimas, Du sens, Paris 1970, pp. 253 e passim, attanti sarebbero i personaggi in quanto unità semantiche dell’armatura del racconto, attori i personaggi in quanto unità lessicalizzate. La mia analisi è svolta a livello di attori, dato che il ruolo rispettivo di M, D ed A s’identifica con la loro posizione giuridica (o antigiuridica!), necessariamente lessicalizzata.

3 Motivazioni e vettori (o, se si preferisce, cause e mezzi della beffa) s’identificano nella nov. II. In questa novella, ben caratterizzata in senso sociologico, la povertà, che spinge la donna tra le braccia dell’innamorato, è anche quella che permette il tradimento («con ciò fosse cosa che il marito di lei si levasse ogni mattina per tempo per andare a lavorare o a trovar lavorio, che il giovane... uscito lui, egli in casa di lei se n’entrasse», 9) e seduce il marito alla vendita del doglio in cui l’amante si nasconde, trasformato di colpo in acquirente scrupoloso (vettori: «andare a lavorare o a trovar lavorio», 9; «tu non vuogli oggi far nulla», 14; «non fo il dí e la notte altro che filare», 14; «tu dovresti essere a lavorare», 15; «tu dei essere a lavorare», 18; «andai per lavorare», 20, ecc.). Da notare – pure nella mozione degli affetti la causa del tradimento è mezzo della beffa – che se anche la donna enfatizza (14-18) le miserie e le fatiche della sua vita per coprire la propria colpa col rimorso del marito, si tratta certamente di miserie e fatiche reali. Procedimento che differenzia notevolmente la novella dalla sua fonte (Apuleio, Metam. IX, 5), dove la donna è «postrema lascivia famigerabilis», e le sue recriminazioni sulle fatiche domestiche prive di attendibilità.

4 Sulla beffa si veda ora A. Fontes-Baratto, Le thème de la «beffa» dans le «Décaméron», in Formes et significations de la «beffa» dans la littérature italienne de la Renaissance, a cura di A. Rochon, Paris 1972, pp. 11-44.

5 In questa novella il contrasto fra l’intonazione «cortese» dell’inizio e la crudeltà della beffa crea una frattura anche stilistica, ottimamente notata da V. Branca, Boccaccio medievale, Firenze 19703, pp. 127-32.

6 Si tratta di innovazione felice del Boccaccio rispetto alla sua fonte, la Comedia Lidiae di Matteo di Vendôme (in E. Du Méril, Poésies inédites du Moyen Age, Paris 1854, pp. 350-73), per un tentativo di giustificare almeno parzialmente il comportamento della moglie. Anche originale è il richiamo della serva-mezzana Lusca all’antagonismo di classe per abbattere gli scrupoli di Pirro («Speri tu, se tu avessi o bella moglie o madre o figliuola o sorella che a Nicostrato piacesse, ch’egli andasse la lealtà ritrovando che tu serbar vuoi a lui della sua donna?... Trattiamo adunque loro e le lor cose come essi noi e le nostre trattano», 24-26).

7 Un contrappasso stilisticamente rilevato (cfr. U. Bosco, Il Decameron. Saggio, Rieti 1929, p. 183) è quello per cui nella nov. VIII al marito tradito, che aveva creduto di picchiare la moglie (era invece la serva) «dicendole la



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