Lettere dalla Beat Generation by Jack Kerouac

Lettere dalla Beat Generation by Jack Kerouac

autore:Jack Kerouac [Kerouac, Jack]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


AD ALLEN GINSBERG

10 maggio [1952]

c/o Williams (Burroughs)

Orizaba 210, App. 5

Città del Messico, Messico

Caro Allen,

Bill e io abbiamo impiegato 10 giorni per trovare questa splendida macchina da scrivere e questo nastro e solo da poco abbiamo ripreso a lavorare ciascuno al suo libro.

Non ho idea di come Hilda, quella sirena di Albany, amica di Joan (sai quale, la brunetta), un mese fa abbia potuto scrivere una lettera alla moglie di Kells52 per dirle che sarei arrivato in Messico a meno che a New York non ci sia qualcuno al corrente dei miei spostamenti che la tiene informata, magari Joan stessa, non che sia importante ma perché? Cerca di colmare questa lacuna, non è giusto.

Neal mi ha lasciato a Sonora, Arizona, sulla frontiera messicana. Aveva tolto i sedili della macchina (station wagon) e messo dei cuscini e Carolyn e i bambini erano tutti pigiati allegramente di dietro. Ho lasciato la coppietta felice e sono partito per la mia nuova avventura, all’alba. Ho attraversato il filo spinato e sono andato a Sonora (era NOGALES Arizona scusami è a Nogales Sonora che sono andato). Per risparmiare ho comprato un biglietto d’autobus di 2a classe per il sud… tutto si è trasformato in una tremenda odissea53 di sballottamenti su strade sterrate in mezzo alle giungle e trasferimenti da un mezzo all’altro per attraversare fiumi su zattere improvvisate, qualche volta addirittura in autobus, con l’acqua che arrivava fin sopra le ruote, grandioso. Quasi subito (più o meno a Guymas) ho legato con uno hipcat messicano di nome Enrique domandandogli, mentre ci trovavamo davanti a un cactus nepal, se aveva mai provato il peyote; sì, l’aveva provato; mi ha mostrato che si può anche mangiare il frutto del nepal per il suo gusto; il mescal è il cactus del peyote. Si è messo a insegnarmi lo spagnolo. Per salvare le apparenze aveva con sé un ohmmometro-amperometro fatto in casa, di quelli per riparare le radio; quello era anche uno dei suoi mestieri (ha 25 anni) ma in realtà abbiamo finito con l’adoperare quell’aggeggio pour cacher la merde, non so se capisci, che avevamo comprato in un paesino o cittadina orientale che si chiama Culiacan, il centro dell’oppio del Nuovo Mondo… Ho mangiato tortillas e carne54 nella giungla, in capanne di rami africane, con i maiali che venivano a strusciarsi contro le mie gambe; ho bevuto pulque puro da un secchio, fresco di campo, di pianta, non fermentato, il latte puro di pulque ti fa venire la ridarella, è la bevanda più straordinaria al mondo. Ho mangiato strani nuovi frutti, mango, frutta di ogni genere. Sull’autobus, seduto in fondo a bere mescal, ho cantato del bop ai cantanti messicani che erano curiosi di sentire com’era; ho cantato Scrapple from the Apple e Israel di Miles Davis (scusami, l’ha scritta Johnny Carisi che ho incontrato una volta al Remo) (aveva addosso un soprabito quadrettato con collo di pelliccia). Mi hanno cantato tutte le canzoni, facevano “Ah ya ya ya yay yoy yoy” quel pianto-risata messicano; a Culiacan siamo



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