L'Europa oltre il muro: Vent’anni di viaggi e incontri nei Paesi dell’Est by Paolo Bergamaschi

L'Europa oltre il muro: Vent’anni di viaggi e incontri nei Paesi dell’Est by Paolo Bergamaschi

autore:Paolo Bergamaschi [Bergamaschi, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788868610340
Google: WH0kEAAAQBAJ
editore: Infinito ed.
pubblicato: 2014-04-08T22:00:00+00:00


​Nagorno Karabakh, il confine invalicabile

Marzo 2012

Questa volta pensavo davvero di farcela. È da quindici anni che cullo l’idea di poter attraversare la linea di contatto che separa i territori occupati dall’esercito armeno nei primi anni Novanta dal resto dell’Azerbagian. Ci avevo provato nel 1999, ai tempi in cui il Parlamento europeo aveva affidato allo svedese Per Gahrton il compito di redigere la prima relazione sullo stato dei rapporti fra l’Unione europea e il Caucaso meridionale e poi ancora nel 2005, con l’eurodeputata francese Marianne Isler-Beguin, presidente della Delegazione per le relazioni con Armenia, Georgia e Azerbagian. Sorrisi e incoraggiamenti sia da Erevan che da Baku ma nulla più. L’iniziativa era naufragata tra i veti incrociati della diplomazia internazionale. Quando nel 2012 la commissione Esteri ha deciso di inviare per la prima volta una missione ufficiale nella regione, ho immediatamente rispolverato il mio vecchio sogno, rintanato ma mai abbandonato nel fondo di qualcuno dei cassetti del mio ufficio. Il potente presidente tedesco Elmar Brok con una lettera ufficiale ai due ambasciatori ha ripreso la proposta, sottolineando la valenza simbolica dell’azione in un contesto di ritorno al dialogo e ristabilimento della fiducia fra le parti. Gli ultimi vertici a Soci e a Kazan fra i due capi di Stato, sotto la regia russa, infatti, lasciavano presagire un graduale scongelamento delle relazioni con l’apertura di un concreto spiraglio negoziale. Le prime risposte sembravano incoraggianti, con un’adesione entusiasta delle autorità azere e un sostegno positivo, anche se sfumato, dal lato armeno. Poi nella definizione dei dettagli sono emersi i primi ostacoli che si sono gradualmente trasformati in un insormontabile diniego. Nelle occasioni precedenti erano stati gli azeri a far fallire l’operazione, questa volta è toccato agli armeni troncare ogni ulteriore discussione. Passare nell’Alto Karabakh dal territorio azero, come previsto dal programma, equivarrebbe, secondo il governo di Erevan, al riconoscimento della giurisdizione di Baku su una regione che gli armeni, dopo la conquista sul campo di battaglia, non hanno alcuna intenzione di cedere.

Solo chi si avventura per la prima volta sul terreno accidentato del conflitto in Nagorno Karabakh può illudersi che la soluzione sia a portata di mano. Ai feroci scontri e ai massacri conclusi con il cessate-il-fuoco del 1994 è subentrata una lunga fase di calma apparente, costellata da inutili quanto velleitari sforzi diplomatici volti a definire un quadro negoziale che portasse a un piano complessivo di pace. Ventimila morti, più di un milione fra rifugiati e sfollati, il 20 per cento del territorio azero occupato dalle forze armene e l’intera situazione geopolitica della regione sconvolta. Da una parte gli azeri con i cugini turchi, a rompere le relazioni con Erevan sigillando le frontiere; dall’altra gli armeni, cui non resta che affidarsi all’Iran e alla Georgia per evitare lo strangolamento terrestre, con i russi a ritagliarsi il ruolo di arbitro, al di sopra delle parti, dopo avere pesantemente interferito nel conflitto a favore dell’Armenia. Ogni volta che torno nel Caucaso si ventilano nuove iniziative e si rinfocolano speranze di pace, vuoi per una rinnovata



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