Libri al rogo by Pierluigi Battista

Libri al rogo by Pierluigi Battista

autore:Pierluigi Battista [Battista, Pierluigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2019-10-29T23:00:00+00:00


Il fanatismo al potere

Troppo spesso nella storia chi si difende dai roghi dei propri libri lo troviamo ad appiccare il fuoco per bruciare quelli altrui. Per questo c’è poco da credere a chi proclama principi universali di tolleranza, facendosi tuttavia portabandiera di un’altra intolleranza. Lo abbiamo visto così di frequente nel corso degli ultimi cento anni e continuiamo a vederlo ancora adesso, con i film cancellati, le mostre d’arte chiuse, i libri purgati. Quante volte abbiamo assistito allo spettacolo degli intellettuali che dalle opposte trincee deridono i principi liberali alla base della libera espressione del pensiero, salvo farsene scudo quando la mannaia censoria si abbatte su di loro o sulla parte di cui sono militanti? I fascisti deploravano il trattamento bestiale riservato a Ezra Pound, rinchiuso per tredici anni in un manicomio criminale degli Stati Uniti a causa delle sue idee filomussoliniane. Ma restavano imperturbabili se nei regimi fascisti chi dissentiva veniva ucciso o incarcerato. I comunisti deploravano l’isteria maccartista che aveva appestato il clima culturale negli Stati Uniti. Ma poi parlavano d’altro e, quando l’Urss era all’apice della sua potenza, amavano disquisire, come hanno fatto sulla pelle di Solženicyn, sullo stile letterario e sulla mancanza di bon ton degli scrittori dissidenti. Anche oggi i fondamentalisti dell’islamismo politico protestano se a un intellettuale della loro parte viene negato il visto in qualche Paese del “corrotto” Occidente. Ma non dicono una parola sulle donne o sui dissidenti impiccati nelle pubbliche piazze di un regime islamista o sui cristiani che lì sono perseguitati e massacrati se vengono scoperti in possesso di un rosario, di un messale, di un crocefisso. Sbertucciati e vilipesi, i principi liberali sono invocati solo quando servono.

Del resto, è molto facile deplorare in astratto i roghi dei libri. Addirittura troppo facile tracciare una netta linea di demarcazione tra il giusto e l’ingiusto, ergersi a giudici del tribunale del Bene. Gli amici di sinistra di Pepe Carvalho lo rimproverano senza indulgenza a causa del bizzarro rito quotidiano di bruciare i suoi amatissimi libri e gli ricordano polemicamente l’analogia storica cui quel gesto è a loro avviso associato: “Solo i fascisti bruciano i libri.” Purtroppo no, non è vero. Magari fossero stati, e fossero ancora adesso, solo i fascisti a bruciare i libri. Nel ventesimo secolo questa diffusa pratica incendiaria è stata invece una specialità di tutti i totalitarismi. E in prima fila, come nel passato, ad appiccare le fiamme, o a diramare gli ordini per accendere i fuochi, sono stati gli intellettuali, che nella stragrande e schiacciante maggioranza hanno versato il loro tributo di conformismo e di servilismo nei confronti di dittatori e tiranni della più varia natura (qualche volta addirittura in simultanea o in rapidissima successione – viva Hitler e viva Stalin – con una smania di sottomissione davvero senza confini). Se si mettessero insieme tutte le dichiarazioni adulatorie o genuflesse di scrittori, artisti, filosofi, musicisti, registi, architetti, poeti a favore dei persecutori e carnefici del Novecento, riempiremmo interi scaffali con una voluminosissima antologia del grottesco e del servilismo abbracciato con un certo entusiasmo.



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