Mai pi senza maestri by Gustavo Zagrebelsky;

Mai pi senza maestri by Gustavo Zagrebelsky;

autore:Gustavo, Zagrebelsky; [Zagrebelsky, Gustavo ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Intersezioni
ISBN: 9788815353443
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2019-08-15T00:00:00+00:00


Tre tipi di insegnamento

La responsabilità del maestro muta a seconda che egli si dedichi a far conoscere, a far comprendere e far giudicare.

La saggezza e antica e moderna, da Plutarco a Montaigne, ripete frasi come queste: la mente non è un vaso da intasare, ma un fuoco da accendere; deve essere riempita di legna da ardere che possa essere accesa da qualche scintilla. Il compito dei maestri è di scoccare le scintille. Tuttavia, è vero anche che se non trovano legna da ardere, le scintille si spengono presto. La legna – per restare nella metafora – sono le conoscenze. Le teste vuote nessuno può accenderle.

Nella diffusione della conoscenza, l’autorità del maestro dipende dal possesso del maggior numero di informazioni su contenuti e metodi di apprendimento propri della sua disciplina. In questo senso quantitativo, il suo compito è la circolazione e la diffusione delle nozioni di cui egli dispone, secondo il criterio di verità che implica completezza. Il buon maestro è chi, nei limiti del possibile, padroneggia la materia del suo insegnamento e sa comunicarla senza censure e con la chiarezza necessaria all’apprendimento. «Padroneggiare» non significa, tuttavia, ripetere ciò che altri, o lui stesso, hanno già detto e scritto. Il pappagallo non è un «maestro». Il maestro è innanzitutto chi non s’accontenta. È un raccoglitore sempre curioso dell’infinito mondo del sapere e insofferente dei limiti e degli ostacoli che sono frapposti al soddisfacimento della sua sete di sapere. L’organizzazione e la promozione della ricerca e la diffusione imparziale dei risultati è una questione della massima importanza e tutt’altro che neutra. Non è solo una questione di conoscenza. La conoscenza s’intreccia con interessi di potere. Il governo degli uomini è condizionato anche dalle conoscenze che circolano nella società. Gli orwelliani «ministeri della verità» sono una caratteristica dei regimi totalitari. Oggi non sono più di moda ma, pur nella «società della conoscenza» nella quale si dice che noi siamo immersi, i metodi espliciti o subdoli per censurare, orientare e falsificare le conoscenze sono innumerevoli. Anche le istituzioni entro le quali per lo più i maestri sono strutturati, e che attribuiscono loro una autorità certificata, possono svolgere una funzione paralizzante. Il compito dei maestri che amano la (ricerca della) verità per poterla insegnare è di scrollarsi di dosso, per quanto è possibile, la burocrazia che della istituzione è l’arma segreta.

«Padroneggiare» la propria materia è una parola approssimativa: nessuno può presumere di conoscere «tutti i lati» delle cose sia nelle cosiddette scienze della natura, sia in quelle della società. Anche nella conoscenza operano criteri selettivi. Una «storia delle scienze» potrebbe utilmente portare luce su questa grande questione: le scienze procedono attraverso continue illuminazioni e altrettante oscurazioni. Quali sono i criteri che illuminano e quelli che oscurano? Nelle scienze sociali (compresa la scienza giuridica), le quali hanno a che vedere con la disuguale distribuzione sociale dei poteri, sono massimamente rilevanti i punti di vista: se ci si pone dal punto di vista di chi dispone di potere, saranno portati in luce alcuni aspetti delle cose; se dal punto di vista di chi subisce il potere, altri aspetti talora opposti.



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