Manuale di giornalismo by Alessandro Barbano

Manuale di giornalismo by Alessandro Barbano

autore:Alessandro Barbano [Barbano, A. ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2012-02-26T16:00:00+00:00


Il deficit delle competenze

L’altra faccia della prevalenza del politico è per i media italiani la marginalità di tutto ciò che politico non è. Essa è definibile anzitutto in senso quantitativo: sono ridotte le forze in campo e le energie professionali impiegate per affrontare argomenti non politici, cioè tradizionalmente intesi come altro. A questo deficit quantitativo ne corrisponde uno qualitativo: esso riguarda l’inadeguatezza delle competenze professionali. Queste vanno valutate in termini di specializzazioni e di sensibilità capaci di interpretare la complessità e di garantire al lettore-fruitore quel transfert tra le domande di senso comune e i grandi quesiti della modernità. La lettura dei fenomeni sociali paga il prezzo di un’improvvisazione organizzativa che si caratterizza per due elementi:

• passività: riguarda la selezione e la scelta dei temi oggetto del giornalismo e si collega indirettamente alla scomparsa del genere dell’inchiesta. È sempre più raro che un medium italiano destini per un tempo medio-lungo uno o più giornalisti allo svolgimento di un lavoro di indagine e di approfondimento attorno a un fatto di cronaca o a un fenomeno sociale. All’autonomia di un progetto professionale che individui quesiti giornalisticamente rilevanti e li sviluppi secondo un suo piano di lavoro si è sostituito l’input eteronomo di una fonte interessata, che sia un istituto di ricerca o una casa farmaceutica, un’associazione di categoria, un sindacato o una corporazione, interessati ad imporre all’attenzione dell’opinione pubblica i risultati di una data ricerca o un punto di vista specifico. L’agenda di interi settori, come la cronaca nazionale, gli spettacoli e la stessa cultura, è fortemente condizionata dalle fonti. Questo fattore contribuisce ad omologare l’offerta informativa dei quotidiani e degli altri media anche in quei comparti dove più decisa e visibile dovrebbe essere l’inventiva e la creatività di una redazione;

• miopia: essa riguarda la lettura e l’analisi di fenomeni sociali e si esprime in rappresentazioni distorte della realtà. Abbiamo già affrontato la questione nel capitolo 1, analizzando il criterio di negatività (vedi supra, p. 29). Qui aggiungiamo che la miopia è figlia di una fragilità culturale e di un inadeguato sviluppo delle competenze redazionali di fronte alla rapidità delle trasformazioni che la modernità ha segnato negli ultimi decenni.

Un medium miope e passivo si espone al rischio di strumentalizzazioni. Riportiamo questa affermazione a una condizione organizzativa del lavoro redazionale: solo una ridotta percentuale di articoli di un quotidiano o di servizi di un altro medium è oggi frutto di un’osservazione, un’indagine, un’inchiesta direttamente svolte dai suoi giornalisti e quindi connotate dalla sua identità culturale e professionale. La più grossa fetta della comunicazione è il prodotto di un processo di rimbalzi, che trasferisce un’indifferenziata mole di informazioni dal flusso mediatico alle sue tante periferie. Aggiungiamo che l’obiettivo della completezza, che resta un faro nel guidare le condotte professionali e le dinamiche di controllo tra un medium e l’altro, concorre ad accentuare quel fenomeno dell’omologazione dell’offerta informativa che in Italia ha tratti più visibili che in altri paesi.

Se, come si è già spiegato più indietro, l’offerta informativa concorre a selezionare e a stimolare la



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