Marlene by Alfred Polgar

Marlene by Alfred Polgar

autore:Alfred Polgar [Polgar, Alfred]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-11-16T23:00:00+00:00


 MARLENESQUE

Di Marlene, la «glamour girl number one» di Mr. Zukor, si raccontano parecchie sciocchezze. Alcune a scopo pubblicitario, come usa e si pratica senza scrupoli in America, sia o non sia d’accordo l’interessato. Altre per cattiveria. Marlene fa bene a lasciar correre le leggende che circolano su di lei senza contraddirle. Innanzi alla gloria, dice un proverbio dell’antica Grecia, gli dèi posero il sudore; dietro di essa – si dovrebbe aggiungere – il pettegolezzo. E ciò che gli dèi hanno riunito, l’uomo non separi.

Non è esatto che Marlene per dimagrire si privi non solo del cibo, ma anche del sonno. Marlene dorme. Molto e di gusto. Sotto i suoi guanciali c’è una coscienza pulita. Che porta con sé in tutti i suoi viaggi.

È vero che considera i bagni d’aria un buon mezzo per la cura della pelle. E così pure le frizioni con spazzola e asciugamano di spugna. Tiene molto al «make up», ma provvede di persona a gran parte del suo trucco. Affida a uno specialista solamente il ritocco delle sopracciglia (che negli ultimi anni si sono appiattite).

Nella scelta delle sue toilette procede d’autorità. Nessun direttore, regista o cameraman può intromettervisi. E nemmeno i sarti. In materia ha opinioni, fantasie e umori suoi. I disegni degli abiti indossati nei suoi film di Hollywood sono quasi tutti di Travis Banton, il re della moda della Paramount. Ma in quei disegni avevano avuto parte le idee di Marlene e il gusto di Marlene. Così come in tutto il resto, anche per quanto riguarda le sue toilette l’inclinazione e il coraggio la portano verso l’originalità. Di una donna vestita con affascinante estrosità in America si dice: «È vestita da Marlene».

Marlene considera un dovere la bella presenza. In questo ce la mette davvero tutta. A Hollywood le hanno dato il soprannome di «Narcisse Dietrich» perché è solita rimanere a lungo davanti allo specchio a studiarsi il volto con l’espressione di un intenditore preoccupato e deliziato. Comprensibilmente. Quando si è Marlene Dietrich, dev’essere un piacere estetico guardarsi allo specchio.

Impara le sue parti trascrivendole quattro volte. Nelle ore libere ama suonare un po’ il violino.

Del molto denaro che guadagna molto ne dà per aiutare il prossimo. Lo fa senza sospirare. Nessuno le ha mai sentito pronunciare la frase «Se sapessero tutto quello che faccio per gli altri!».

I suoi giudizi artistici sono sicuri e acuti. Anche nelle cose letterarie. Fa un uso spregiudicato della sua capacità di entusiasmarsi fino all’infatuazione. Di sé parla solo se le viene richiesto; e anche allora malvolentieri.

Riceve da estranei più lettere di quante ne possa leggere. Molto di rado perde qualcosa se non le legge. Gli omaggi che riceve a volte sono commoventi. Pochi mesi fa un giovane poeta francese le ha spedito un ponderoso album in cui ha trascritto per tre anni in calligrafia ornata una poesia dopo l’altra dedicate a Marlene. L’album si intitola Les Marlenesques, e sulla prima pagina reca la dedica: «Star pour tous, femme pour certains, muse pour moi».

Si parla molto di Marlene. Non è di



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