Mio fratello Carlo by Enrico Vanzina

Mio fratello Carlo by Enrico Vanzina

autore:Enrico Vanzina [Vanzina, Enrico]
La lingua: ita
Format: epub
editore: HarperCollins Italia
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


UN DOLOROSO RIFUGIO

(giugno 2018)

Era arrivato giugno.

L’ultimo sorriso sereno che ho visto colorare il viso di mio fratello fu quello con il quale mi accolse quando andai a trovarlo a casa, dopo la sua brusca fuga dalla ­clinica.

Come ho già detto, Carlo aveva un sorriso quasi sempre malinconico, un misto di tenerezza e serietà. Era difficile leggere nella sua espressione la gioia allo stato puro. Eppure, quel pomeriggio, vedendomi arrivare nel salottino della televisione – dove trascorreva gran parte del tempo, sempre affiancato dall’asta che reggeva la flebo nutritiva – sorrise in maniera splendente. La luce gli usciva non solo dagli occhi, con tinte marroni e verdi, già macchiate dal giallo della complicazione epatica; emanava chiarore dalle labbra, dai denti e soprattutto dai gesti delle mani, con le dita che m’invitavano con grazia a raggiungerlo nella poltrona accanto al divano. Quando voglio ricordare Carlo malato, cerco ogni volta di ritrovare nella memoria quell’immagine. Per pochi e brevi minuti ebbi l’impressione che il suo dolore fosse stato davvero sconfitto dalla tranquillità della pace domestica.

Era solo un’impressione.

La realtà stava galoppando in senso inverso.

E questo peggioramento mi fu subito chiaro nelle due ore successive, durante le quali rimasi con lui.

Malgrado il cortisone, le eruzioni cutanee continuavano ad aumentare. Carlo mi mostrò i segni di quel vero e proprio martirio slacciandosi i bottoni della camicia. Dovetti frenare un conato di vomito che mi salì in gola. Ma non era solo la pelle a essere lo specchio del suo decadimento. Sotto la camicia aperta vidi un gonfiore innaturale all’altezza dell’intestino. Era gonfio come un pallone. Non sapevo ancora che quel particolare sarebbe stato la sua condanna a morte.

Carlo veniva assistito, due volte al giorno, da un infermiere che gli aveva consigliato Valeria Giarnieri, l’amica medico la quale ogni giorno si occupava delle sue analisi del sangue. Fu proprio lei ad avvisarmi delle complicazioni che si palesavano con chiarezza anche a livello ematico. Carlo aveva iniziato a soffrire di ascite. Non sapevo cosa fosse. Valeria mi spiegò che si tratta della raccolta di liquido nella cavità peritoneale. Un sintomo molto allarmante, soprattutto quando si è affetti da gravi disturbi epatici. Quelli che stavano distruggendo mio fratello: metastasi tumorali al fegato.

Ne parlai subito con il mio amico chirurgo Renato De Angelis. C’incontrammo fuori da casa di Carlo e passeggiammo intorno al palazzo come due congiurati. Due congiurati stravolti dall’emozione. Mi disse, in maniera molto cruda, che l’ascite era il segnale di una situazione cronica probabilmente irreversibile. L’evidenza della sua diagnosi era data da un valore molto alto della bilirubina nel sangue.

«Se nei prossimi giorni i valori non scendono, sarà molto difficile sperare in una guarigione» mi disse.

Non scesero.

Anzi, il valore della bilirubina schizzò verso l’alto.

Carlo diventava sempre più giallo. Sempre più debole. Sempre più avviluppato dalle spire della sua malattia.

Fu evidente a tutti – a Lisa, a me, ai nuovi medici che lo seguivano a Roma – che la cura di Siena, il famoso piano B, non stava dando i risultati sperati. Invece di migliorare il suo stato di salute, le compresse lo stavano devastando.



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