Musica assoluta. Prova d'orchestra con Carlos Kleiber by Le Maire Bruno

Musica assoluta. Prova d'orchestra con Carlos Kleiber by Le Maire Bruno

autore:Le Maire, Bruno [Le Maire, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788864058580
Google: __ERtAEACAAJ
editore: De Ferrari
pubblicato: 2017-01-14T23:00:00+00:00


1 “Quando avevo diciannove anni, non sapevo cosa sarebbe stato della mia vita, esattamente come è per te adesso. Sapevo soltanto che non avevo abbastanza da mangiare e che la musica era tutto per me. Ora spero che da mangiare tu ne abbia abbastanza, e ci resta abbastanza tempo per sapere se, anche per te, la musica sarà una necessità.”

7

Visto che insiste, sono nato lo stesso anno di Carlos, nel 1930, a Henndorf, nel Land di Salisburgo. Mio padre era professore al liceo comunale. Mia madre non l’ho mai conosciuta, è morta poco dopo la mia nascita. Dirigeva la corale di Henndorf ed era benvoluta dagli abitanti, nonostante le sue origini serbe. Aveva saputo mostrarsi riservata e farsi adottare dal paese. Nei suoi rimproveri contro di me, contro il mio comportamento in classe, contro il mio atteggiamento, contro la mia scelta della musica, contro il mio carattere estremamente difficile, mio padre la portava di continuo come esempio di moralità.

“Tua madre avrebbe pianto, Nikolaus.” “Tua madre ne avrebbe sofferto.” “Tua madre sarebbe morta di dispiacere.” Ma era già morta d’altro e da tanto tempo. Mia nonna mi ha cresciuto fino all’età di diciassette anni. Nel dicembre 1913, mio padre ricevette dalle mani del prefetto del Land lo stemma in ottone di professore dell’Impero austro-ungarico. Ne era fiero oltre misura. Trent’anni dopo, ricordava ancora la cerimonia con un’esitazione nella voce, come se non fosse certo che gli fosse davvero capitato qualcosa di così glorioso. Il prefetto del Land in carne e ossa nel cortile del liceo, gli alunni disposti in fila, il discorso del preside, La marcia di Radetzky suonata dall’orchestra comunale: si ricordava di ogni minimo dettaglio. La marcia di Radetzky doveva essere l’unica musica che gli abbia mai strappato una lacrima.

“La marcia di Radetzky, Nikolaus, hanno suonato per me La marcia di Radetzky! Questa è musica! Vera musica!”

Tutto il resto era musica da quattro soldi e non meritava che il suo disprezzo. E ancora:

“Faceva freddo, quel dicembre, un freddo terribile, ma il mio cuore era caldo, Nikolaus.”

Aveva un debole per questo genere di banalità: la durezza della vita, il calore del focolare, il conforto della patria, il privilegio della conoscenza, se le girava e rigirava nella sua bocca, piccola e ingiallita dal sigaro. Quando i miei risultati scolastici non erano all’altezza delle sue aspettative, il che, lo ammetto, succedeva di frequente, tirava fuori lo stemma in ottone dal suo scrigno in velluto rosso, lo prendeva tra pollice e indice, mostrandomi l’aquila a due teste:

“Guarda bene quest’aquila a due teste, Nikolaus! Vorresti portarla un giorno? O preferisci restare un contadino come tuo nonno? Vuoi davvero ammazzarti a forza di sgozzare maiali? Troverai la tua felicità nella conoscenza, Nikolaus. Una felicità immensa!”

Se sbuffavo, il tono della sua voce si inaspriva e mi rimproverava:

“Sei uno sfacciato, Nikolaus! Un povero spirito sarcastico! Sta’ attento! Quelli come te fanno una brutta fine!”

Riponeva lo stemma nel suo scrigno e richiudeva la scatola con un piccolo scatto secco.

“Piccolo spirito sarcastico e beffardo!”

Lo indossava solo nelle grandi occasioni, che diventavano sempre più rare.



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