Paesaggio con Macchia by Tom Sharpe

Paesaggio con Macchia by Tom Sharpe

autore:Tom Sharpe [Sharpe, Tom]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-7818-278-8
editore: London : Secker & Warburg
pubblicato: 1986-09-14T22:00:00+00:00


CAPITOLO XVII

Quando scese il crepuscolo sulla valle del Cleene, Macchia lasciò la tenuta col badile in spalla. Aveva cenato (salsicce con patate arrosto) ed era piacevolmente pieno. Soprattutto, però, era felice. Seguendo il muro del parco verso ovest, trovò il punto che soleva scavalcare quando era prigioniero di guerra. Si sentiva puerilmente eccitato. Allora, aveva sistemato ai piedi del muro un pezzo di cancello che gli serviva per arrampicarsi su. Era sempre lì, tutto arrugginito. Macchia l’appoggiò come faceva un tempo al muro e ci salì. A cavalcioni del muro, dove non c’era più il filo spinato del tempo di guerra, e poi saltando giù dall’altra parte, si sentì di nuovo nel cuore l’eccitazione della libertà. Non che la vita al campo non gli piacesse: ma sgattaiolare fuori la notte e girare libero per il bosco era una cosa che lo risarciva di tutte le limitazioni patite nell’infanzia all’orfanotrofio. Era uno sberleffo all’autorità, un modo di essere se stesso.

Così era ancora, notò addentrandosi tra gli alberi. Stava facendo la cosa proibita, ed esultava ancora. A circa un chilometro su per la collina trovò una radura che ricordava bene. Da lì bisognava girare a sinistra. Macchia girò a sinistra, seguendo il vecchio istinto con altrettanta sicurezza che se ci fosse stato un sentiero, e alla fine sbucò ai raggi del sole al tramonto tra le rovine di una vecchia casupola di pietra. Di qui salì verso la cima della collina e in breve trovò l’albero che cercava. Era una vecchia quercia sul cui tronco non faticò a distinguere il segno che ci aveva fatto. Si allontanò dall’albero contando i passi. Poi si tolse la giacca e si mise a scavare. Gli occorse un’ora per giungere alle casse, ma erano esattamente dove ricordava. La prima conteneva un mortaio da due pollici, avvolto nel telo impermeabile e in uno strato di grasso. Tirò fuori un’altra cassa. I proiettili del mortaio. Alla fine trovò quanto cercava. La cassa lunga e le quattro scatole di razzi anticarro. Si sedette sulla cassa a meditare la prossima mossa. Adesso che ci pensava, si accorse che gli servivano solo i razzi: ne bastava uno, anzi, da far cadere dall’alto sopra la cassaforte dopo avere levato la sicura. Sarebbe stato esattamente come spararglielo contro.

Ma già che c’era decise di portare a casa anche il bazooka e dargli una ripulita. Sarebbe stato un bel souvenir. Macchia rimise nella buca la cassa del mortaio e quelle delle munizioni, e coprì tutto di terra. Poi scese giù dalla collina con la cassa lunga. Era pesantissima e dovette fermarsi un sacco di volte a riposare. Quando giunse al Lodge, era già buio. Scaricò la cassa in casa sua e tornò a prendere i razzi. Questi non se li mise in casa, ma li lasciò fuori nel prato. Non si fidava di dormire accanto a delle bombe di trent’anni prima.

Al mattino si alzò presto e si diede da fare nella gola del Cleene. Portò giù la cassaforte in carriola e la sistemò a faccia in su sotto un roccione.



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