Piano americano by Giuseppe Cederna

Piano americano by Giuseppe Cederna

autore:Giuseppe Cederna [Cederna, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


La Jaguar di Silver Fox supera la sbarra degli Studios, accelera con un sospiro e si infila nella campagna sotto la cupola rosa del cielo. Lassù qualcuno ha dipinto una collana di nuvole viola, perfettamente ovali come ossi di seppia. Le pecore nei campi ondulati di Shepperton sono bottoni di legno sul cappotto verde salvia di una bambina.

18.

Nella terra dei Lancaster

Alle sette e dieci del mattino l’ammiraglia di Alan è già in navigazione verso il centro di Londra sulla rotta di Lancaster House, dove gireremo la conferenza stampa.

Il risveglio della città è un miraggio. Il cielo comincia a schiarire appena, i lampioni sono ancora accesi. I primi magri fiocchi di neve dell’autunno volteggiano nell’aria e si stampano sul parabrezza. Davanti ad Harrods, tra le luminarie in allestimento, mi sembra già di vedere le slitte di Babbo Natale cariche di regali. Ho messo la mano fuori dal finestrino per raccogliere questo momento, l’aria è umida, la mano bagnata.

Ricky, da quando è salito in macchina, sonnecchia sotto il Borsalino. Oggi sarà lui ad aprire la scena con una lunga battuta. Deve presentare alla stampa un film che non esiste ancora nella testa del regista. Il difficile compito di proteggere il vuoto di Guido Contini dalla curiosità rapace dei giornalisti non lo impensierisce. Ogni tanto apre gli occhi, getta uno sguardo pigro dal finestrino, si risistema il cappello e torna a galleggiare nel dormiveglia degli attori sicuri di sé.

La flotta di Nine ha occupato l’intera Waterloo Place, chiusa al pubblico e presidiata dagli uomini della sicurezza muniti di pettorina arancio fosforescente di riconoscimento.

Al centro, le grandi roulotte della produzione, della regia, dei primi attori e del trucco. Ai lati, un gregge di diciotto Lilliput. La mia la riconoscerei tra mille. Preceduto dalla giacca a vento rosa di Laura, salgo i tre scalini e sono a casa: i vestiti di Fausto stesi sul divano, sul tavolino il mio call sheet giornaliero e un bicchiere fumante di tè.

Si è richiusa la porta quando sento qualcuno bussare timidamente. È Elton, pronto a misurarmi la prima pressione della giornata.

“Hi Elton, how are you?”

“Fine, and you?”

“Very well, thank you.” Ogni volta questa sarà la nostra conversazione prima di cominciare. Poi, io mi scoprirò il braccio e lo stenderò davanti a me. Elton vi avvolgerà lo sfigmomanometro, sistemerà lo stetoscopio e un tubicino di gomma stabilirà il contatto. Senza più guardarci resteremo così, in silenzio nella corrente, ad ascoltare il responso del cuore. Io mi farò fiume, Elton pescatore di battiti.

“Centotrentacinque e ottantotto seduto, centoquarantatré e novantacinque in piedi,” dice sollevando la testa, “ancora un po’ alta. Andrà tutto bene, non preoccuparti.”

Un momento di lentezza, di ascolto: basta poco per affezionarsi a uno sconosciuto. Fra qualche giorno, quando il suo compito sarà terminato, la faccia rossa e tonda di Elton mi mancherà.



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