Quando le onde se ne vanno by Lav Diaz

Quando le onde se ne vanno by Lav Diaz

autore:Lav Diaz [Diaz, Lav]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2024-03-12T23:00:00+00:00


Quando dice: «Una creatura mitica non può salvarti!», lo spirito della foresta si sta rivolgendo a Karyo (Joel Saracho), un uomo ormai in punto di morte, il quale non ha potuto prendere parte alla rivoluzione contro la Spagna perché malato di tubercolosi. Dato che so che hai sofferto di una malattia polmonare quando eri giovane, mi chiedevo se ci fosse qualche elemento autobiografico nel personaggio di Karyo.

Be’, la mia prima ispirazione è stata la storia. Alla fine del xix secolo, moltissimi filippini morivano di tubercolosi. L’intero paese era stato colpito da un’epidemia che annientava interi villaggi alla volta. Centinaia di migliaia di persone. E chi aveva la tbc o l’influenza non poteva prendere parte alla rivoluzione. Una vera follia. Che senso aveva? Che gli dessero delle armi, tanto sarebbero morti comunque. I malati di influenza e tbc venivano respinti, ma perché? Perciò c’è anche un aspetto storico, una domanda che mi sorgeva spontanea. Poi sì, certo, il personaggio di Karyo è afflitto da un gran senso di colpa perché non può contribuire alla rivoluzione, non può prendere fisicamente parte alla lotta contro il nemico. Nonostante aspiri alla libertà, non può combattere e quindi soffre, perché non gli è permesso di prendere parte alla battaglia vera e propria. Io, oggi, provo lo stesso senso di colpa: mi sento inutile, paralizzato. Tra i filippini adesso regna questa profonda sensazione di paralisi, per cui non sappiamo cosa fare. Ne abbiamo parlato per tutta la notte, ieri: la paralisi è il nostro male. Da bambino ho avuto la polio e sono rimasto davvero paralizzato per ben due volte, per cui conosco la sensazione, gli effetti sul fisico. Quella di cui soffriamo oggi è una paralisi meno evidente, più psicologica: non facciamo altro che parlare di quello che succede nel nostro paese, ma senza poterci fare niente. Qui al Festival del cinema di Venezia possiamo parlare apertamente, ma a Manila spesso siamo costretti a farlo in segreto. Non ci sentiamo sicuri nella nostra città, perché non sappiamo chi ci può sentire. Come ti ho già detto, mi capita spesso di litigare con i taxisti per questioni di politica e ultimamente i miei amici stanno cominciando a preoccuparsi. Mi dicono: «Lav, prima o poi non te la faranno passare liscia, per favore, smettila!». Di recente ho avuto un’accesa discussione con un taxista, che poi mi ha detto: «Mi ricorderò di te, so dove abiti, stai molto attento!».



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