Quando Nina Simone ha smesso di cantare by Darina al-Joundi & Mohamed Kacimi

Quando Nina Simone ha smesso di cantare by Darina al-Joundi & Mohamed Kacimi

autore:Darina al-Joundi & Mohamed Kacimi [al-Joundi, Darina & Kacimi, Mohamed]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


15.

Dopo la partenza dei palestinesi Israele aveva tolto il blocco. Abbiamo avuto acqua in abbondanza e i negozi hanno riaperto i battenti. Per festeggiare quel ritorno alla normalità, ho deciso di mangiare degli spiedini per la prima volta in vita mia. Sono stata malissimo, al mio capezzale mio padre cercava di farmi ridere:

– Sei sopravvissuta alle bombe al fosforo, non morirai per una kefta.

In salotto la tivú era rimasta accesa per tutto il giorno. In autunno si dovevano tenere le elezioni presidenziali, ma nessuno credeva che il parlamento sarebbe riuscito a riunirsi. Tutta la mia famiglia seguiva lo spoglio in diretta. Il cancelliere leggeva le schede in tono grave:

– Gemayel, Gemayel, Gemayel.

I deputati si sono alzati in piedi per applaudire il nuovo presidente del Libano: Bashir Gemayel. Ci siamo guardati, inebetiti, frastornati. Sapevamo dei crimini che aveva commesso contro i suoi e contro i palestinesi, sapevamo anche della sua amicizia per Israele. Chiamava papà Menahem Begin.

A Beirut Ovest non si sentiva volare una mosca, a Est erano esplosioni di gioia e champagne a fiumi.

Bashir prestò giuramento il 23 agosto, il 14 settembre le truppe israeliane entravano a Beirut, violando l’accordo sul cessate il fuoco. L’indomani, al risveglio, abbiamo visto tutti i bidoni della spazzatura e i cassonetti pieni di ogni sorta di armi, kalashnikov, Uzi, Rpg, pistole, bombe a mano. La gente si era liberata delle armi durante la notte perché le truppe israeliane rastrellavano la città. Mio padre aveva indossato giacca e cravatta, si aspettava che venissero ad arrestarlo. Voleva bersi un ultimo bicchiere con me prima di mettersi in viaggio. Le cose accadevano cosí in fretta che non avevo nemmeno il tempo per la tristezza né per la gioia. Alla tua salute, ho detto, quando abbiamo sentito delle urla nella tromba delle scale. Il vicino del quinto piano trascinava per il collo il suo unico figlio; arrivato davanti alla pattuglia israeliana gli ha ficcato una pallottola in testa. Rafiq aveva sedici anni. Aveva denunciato un militante palestinese per cinquanta dollari.

Qualche settimana dopo la voce di mia madre annunciava briosamente: «Questa mattina il presidente Bashir Gemayel è morto nell’esplosione di una bomba alla sede delle falangi di Ashrafieh».

A Ovest ci sono state esplosioni di gioia e abbiamo bevuto arak. Molti nostri amici cristiani erano sollevati. Quell’uomo era un pericolo per tutte le comunità.

All’indomani della morte di Gemayel siamo stati svegliati prestissimo dalla Croce Rossa. Bisognava correre a un campo profughi nella periferia sud. Ben prima di arrivare a Sabra percepivo un odore insopportabile, lo stesso che si lasciano dietro i cani quando hanno mangiato cadaveri. Faceva molto caldo. Eppure avevo una mascherina. La mia prima immagine di Sabra fu quella di una palestinese che trascinava il cadavere del marito sgozzato e gridava ai giornalisti:

– Piantatela di filmare, non vi vergognate, adesso arrivate, figli di puttana.

Vicoli e case cosparse di cadaveri di bambini, di donne e di vecchi, tutti gonfiati dal caldo. Le donne si strappavano i capelli, urlavano, raccontavano a spizzichi e bocconi la notte del massacro, i razzi



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.