Seconda chance by James Patterson

Seconda chance by James Patterson

autore:James Patterson [Patterson, James]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Longanesi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


60

Entrai nella cella immacolata. Era spoglia, a eccezione di un tavolo metallico, di quattro sedie, tutte inchiavardate al pavimento, e di due telecamere a circuito chiuso appese ai muri. Un secondino dall'aria impassibile stava in un angolo e reggeva una pistola elettrica.

Weiscz non diede segno di essersi accorto della mia presenza. Aveva le gambe legate e le mani dietro la schiena. I suoi occhi parevano d'acciaio e avevano qualcosa di disumano.

«Sono il tenente Lindsay Boxer», dissi, fermandomi a circa un metro e mezzo da lui.

Weiscz non replicò, limitandosi a spostare gli occhi su di me. Le sue pu-pille erano ridotte a una fessura e sembravano quasi fosforescenti.

«Ho bisogno di parlare con lei riguardo ad alcuni omicidi. Non posso prometterle granché. Spero che lei mi ascolti. E magari che mi aiuti.»

«Me lo faresti un pompino?» sbottò lui, con voce roca.

Il secondino fece un passo verso di me e Weiscz s'irrigidì, come se fosse stato colpito da una scarica della pistola elettrica. Alzai una mano a fermarlo.

«Forse lei sa qualcosa», continuai, mentre un brivido mi correva lungo la schiena. «Vorrei soltanto capire se hanno senso per lei. Questi delitti, voglio dire...»

Weiscz mi scrutò con aria incuriosita. Probabilmente cercava di valutare se poteva ricavarci qualcosa. «Chi è morto?»

«Quattro persone. Due poliziotti. Uno era il mio capo. Una vedova e una ragazzina di undici anni. Tutti neri.»

Su viso di Weiscz si disegnò un sorrisetto divertito. «In caso non lo avesse notato, signora, il mio alibi è a tenuta stagna.»

«Allora spero che mi possa dire qualcosa su di loro.»

«Su chi?»

Estrassi dalla tasca della giacca le stesse due immagini della chimera che avevo mostrato a Estes e le sollevai. «Il killer ha lasciato questi. Credo che lei sappia cosa significano.»

Il sorriso di Weiscz si allargò. «Non so perché lei sia venuta fin qui, ma non può nemmeno immaginare quanto ciò mi scaldi il cuore.»

«Il killer fa parte della gang Chimera, Weiscz. Se lei collabora, forse po-trà ottenere qualche privilegio. Potrebbero farla uscire da questo buco.»

«Lo sappiamo tutti e due che non ci uscirò mai.»

«C'è sempre qualcosa, Weiscz. Tutti vogliono qualcosa.».

«In effetti c'è... Venga più vicino.»

M'irrigidii. «Non posso e lei lo sa.»

«Ha uno specchio, vero?»

Annuii. Nella mia trousse da borsetta c'era uno specchio.

«Lo alzi verso di me.»

Lanciai un'occhiata al secondino, che scosse seccamente la testa.

Per la prima volta, Weiscz mi guardò negli occhi. «Lo alzi verso di me.

Non mi sono visto da più di un anno. Anche gli impianti della doccia sono opachi in modo che non ci si possa riflettere. 'Sti bastardi vogliono farti dimenticare chi cazzo sei. E io voglio vedere.»

Il secondino fece un passo in avanti. «Lo sai che è impossibile, Weiscz.».

«Vaffanculo, Labont», sibilò, lanciando un'occhiata di fuoco alle telecamere. «E vaffanculo pure tu, Estes.» Poi tornò a rivolgersi a me. «Non le hanno lasciato molto spazio di manovra, eh?»

«Mi hanno detto che potevo portarla fuori per un Happy Meal», replicai con un vago sorriso.

«Soltanto io e lei, vero?»

«E lui», aggiunsi, voltandomi leggermente verso il secondino.

Weiscz ghignò. «Sanno sempre come rovinare le cose, 'sti cazzoni.



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