Senesi Vauro - 2007 - Kualid che non riusciva a sognare by Senesi Vauro

Senesi Vauro - 2007 - Kualid che non riusciva a sognare by Senesi Vauro

autore:Senesi Vauro [Senesi Vauro]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, General
ISBN: 9788858501177
Google: rvi1ZzSXVqcC
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2010-10-06T22:00:00+00:00


«Cos'hai detto ragazzo?» Ma Kualid era già schizzato fuori dalla bottega a bruciare nella corsa le emozioni di quella giornata.

I sussulti del camion che arrancava per la strada pietrosa lo facevano sballottare di continuo. Pigiato insieme con gli altri, Said stava seduto su un'asse di legno nel cassone posteriore.

Con una mano si reggeva ad una sbarra del telaio, con l'altra stringeva la canna del kalashnikov che teneva tra le gambe e che, con tutti quei sobbalzi, gli sbatteva continuamente sulle ginocchia. Ogni tanto, quando l'autista scalava rumorosamente la marcia, uno sbuffo di fumo nero e denso si alzava dal tubo di scappamento annebbiando la vista del cielo che l'alba stava tingendo di rosso. La barba affondata nel petto, l'uomo che gli era accanto dormiva nonostante gli sballottamenti e il frastuono; addirittura russava, e il suo ronfare si confondeva con il rumore sordo del motore. Un ragazzo, stretto tra gli altri miliziani, sul sedile di fronte, si era fatto scendere sul viso un lembo del turbante e lo teneva con i denti, per proteggersi dal fumo e dalla polvere. Said gli vedeva solo gli occhi, aperti, ma che non lo guardavano. Non erano passati molti giorni da quando lui e quel ragazzo si erano ritrovati insieme, in piedi, davanti agli altri studenti della scuola coranica, mentre un mullah li additava ad esempio di coraggio e fede perché si erano detti pronti per la guerra santa. Il mullah non gli pareva quello un po' grassoccio che aveva visto la prima volta, ma poteva anche darsi che invece lo fosse, perché la scena si era ripetuta tante di quelle volte, sempre uguale, anche se con ragazzi diversi, che Said si confondeva ripensandoci.

Di una cosa invece era sicuro, il comandante con la barba nera e il kalashnikov dal calcio decorato era sempre lo stesso. Non parlava quasi mai. Non lo aveva fatto nemmeno quando, al termine della cerimonia con gli altri studenti, il maestro coranico gli aveva presentato Said e l'altro ragazzo, da soli, nel cortile della madrassa. Non aveva pronunciato parola. Si era limitato a osservarli dal folto della sua barba scura. Li aveva scrutati attentamente, come soppesandoli.

Said ricordava che il tempo di quello sguardo gli era sembrato lunghissimo e aveva faticato non poco per non arrossire di soggezione. Poi l'uomo aveva fatto un cenno di assenso rivolto al maestro, come avesse concluso un affare, aveva girato le spalle ai due ragazzi e se ne era andato. Lo avevano rivisto soltanto quella mattina, poco prima dell'alba, quand'erano saliti sul camion, già strapieno di combattenti, che era venuto a prelevarli. Il comandante li aveva guardati mentre, impacciati, si arrampicavano per salire sul cassone, poi era rimontato sul pick-up con i vetri oscurati che ora guidava la colonna diretta alla prima linea del fronte. A Said sembrava che tutto fosse accaduto in fretta, gli pareva che dal momento in cui aveva varcato per la prima volta l'ingresso della madrassa ad ora che si ritrovava con un fucile che gli sbatteva tra le ginocchia, i giorni



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