stanley kubrick (il castoro cinema) by enrico ghezzi

stanley kubrick (il castoro cinema) by enrico ghezzi

autore:enrico ghezzi [ghezzi, enrico]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


1. IL CONTROLLO (NAPOLEONE)

È facile capire perché K. non riconosce veri suoi film i primi due lungometraggi, benché girati in assoluta indipendenza. Il fatto di averne scritto il soggetto diventa per K. un’aggravante, perché non ha potuto esercitare il suo «controllo» su qualcosa di determinato: il lavoro è stato approssimativo perché tecnicamente inesperto, e la storia ha imposto il suo rozzo finalismo. A K. non interessa l’indipendenza in sé.

L’ossessione principe di K. è il controllo, il dominio sui materiali. Il film che dopo 2001 per anni ha tentato di fare (giungendo a una fase avanzata della preparazione), e che ancora inseguiva dopo Arancia Meccanica, è Napoleone. Nella figura dell’Imperatore è chiaro il sogno del dominio, del controllo assoluto. K. era affascinato dall’uomo che seduto al tavolino genialmente conduceva le battaglie, mutando con esse non solo la geografia politica ma anche le linee dei paesaggi. Avrebbe dovuto ricostruire e controllare il meccanismo di un uomo che tentò di controllare la Storia, e il cui progetto fu interrotto da una battaglia persa per un caso. Già pensava, lui stesso come un generale, ai problemi logistici per l’alloggio e la spostamento di cinquantamila comparse; e naturalmente aveva letto tutto su Napoleone, attento alle questioni storiografiche irrisolte, ai momenti in cui i suoi progetti di stratega e di imperatore e di riformatore avevano subito ritardi o scacchi.

Con Napoleone, entrando in campo la Storia, si sarebbe posta la questione della «totalità» del controllo. K. avrebbe fatto finalmente il suo Citizen Kane. E naturale che Welles lo ammiri, i due sono simili per la smisuratezza delle ambizioni: anche se in Welles il problema è molto più di espressione che di costruzione. Citizen Kane è già un film su K., e il suo soggetto lo avrebbe affascinato: Kane, napoleone della stampa, uomo gigantesco che nel solitario impero di Kandalu cerca di «riprodurre» tutto il mondo e tutta la vita in un insieme caotico di zoo esotici e di ammassi di cimeli statue greche e ornamenti orientali, rammenta la vasta cultura kubrickiana da autodidatta e il maniero in cui K. con l’ausilio di ogni tipo di media cerca pure di far confluire tutto il mondo sotto forma di notizie e informazioni. Il sogno di Kane è sogno di totalità; ma l’uomo che ricostruisce in parodia kitsch il mondo non è capace di controllare i suoi affetti, il suo rapporto con gli altri, la sua vita. Welles, dominando il giocattolo–cinema, esordisce con un film sull’uomo che vuole controllate tutto (tramite la stampa) ma il cui tutto è ancora una volta solo il tutto–cinema (o un’altra mediazione del tutto la stampa): così facendo, compie un’operazione kubrickiana. E K. cita (direi) apertamente Welles nel suo film più chiaro e assoluto: mentre si avvicina alla morte, Bowman per sbaglio fa cadere un bicchiere che si rompe sul pavimento della stanza, con amplificazione e distorsione del rumore. La scena rammenta con forza l’inizio di Citizen Kane, la morte di Kane incanutito, dalla cui mano scivola a terra la boccia di vetro in cui è contenuta la riproduzione della casa che fu il suo primo décor.



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