Tobia e l'angelo by Susanna Tamaro

Tobia e l'angelo by Susanna Tamaro

autore:Susanna Tamaro [Tamaro, Susanna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-02-02T12:00:00+00:00


Dopo un certo numero di fermate, le porte si spalancarono e l’intero fiume umano, trascinando con sé Martina, si riversò sul marciapiede.

Martina si guardò intorno: si trovava in una grande strada dove non passavano le macchine. Da una parte e dall’altra c’erano dei grandi magazzini con le vetrine illuminate. Sopra, da una specie di impalcatura, pendevano le decorazioni natalizie. Fili d’argento, sfere di vetro, piccole slitte con Babbi Natale carichi di doni, mentre, da qualche altoparlante nascosto, usciva una musichetta sempre uguale.

Non c’erano alberi intorno, né prati spelacchiati, né aiuole. Soltanto, in fondo alla via, si intravedevano una fontana e un gigantesco abete ornato per l’occasione.

Senza pensare troppo, Martina entrò in un grande magazzino. Faceva un bel calduccio là dentro ed era pieno di cose belle da toccare e prendere in mano. Attratta ora da un oggetto ora dall’altro, si dimenticò per un paio d’ore di essere una bambina sola in cerca del suo destino.

Ma tornò improvvisamente alla realtà quando una commessa anziana con il naso lungo come il becco di un grifone si chinò verso di lei dicendo:

– È un po’ che ti vedo qua intorno, piccina. Dove sono i tuoi genitori?

Con prontezza di spirito Martina sollevò il braccio con l’indice puntato verso un altro reparto.

– Sono lì.

– Allora raggiungili, da brava. Non sta bene che una bambina gironzoli da sola.

Martina lasciò il grande magazzino. Fuori era buio e anche piuttosto freddo.

Un grande orologio digitale in fondo alla piazza indicava l’ora, le sei e mezzo, e la temperatura, tre gradi. Martina sentì il cuore diventare piccolo e duro come una nocciola.

La notte stava scendendo e lei non aveva un posto dove ripararsi, dove andare a dormire. Aveva invece già un po’ di fame e già un po’ di freddo. Perché non era rimasta ad aspettare il suo destino a casa? Magari adesso lui era andato lì a cercarla e non l’aveva trovata. Gli alberi aspettavano il loro destino, avrebbe potuto fare anche lei come loro.

In quell’istante qualcosa attrasse la sua attenzione. C’era una piccola vetrina illuminata lì davanti con la scritta: L’ARCA DI NOÈ. Oltre il vetro, distesi su dei fogli di giornale e con le pance morbide che vibravano debolmente, dormivano alcuni cuccioli. Martina ci si piazzò davanti.

– Uoff uoff uoff.

I cuccioli aprirono gli occhi.

– Chi ci chiama?

– Sono io, Tobia.

– Ah, ciao. Cosa fai lì?

– Ho perso la mia mamma e il mio papà.

– Anche noi! – fecero i cagnolini in coro. – Ci hanno strappato via da loro e adesso abbiamo freddo, abbiamo fame.

– Anch’io – rispose Martina-Tobia – posso venire lì a dormire con voi?

I cuccioli si guardarono tra di loro.

– Veramente noi stiamo aspettando di essere comprati. Aspettiamo un padrone.

– Io una volta avevo un padrone. Profumava di frittata e di autobus, ma adesso non ce l’ho più. Sono tanto triste.

– Noi siamo dei Golden Retriever. Tu di che razza sei?

– Io sono un Tobia del Nonno.

– Be’, dài, entra. C’è spazio anche per te.

Martina non se lo fece ripetere due volte.

Dlin dlon, fece la porta del negozio.



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