Vite libertine by Giorgio Ficara

Vite libertine by Giorgio Ficara

autore:Giorgio Ficara [Ficara, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-04-07T22:00:00+00:00


VIII

Nel porto di Brest, la Boussole, fregata di prima classe, si prepara al giro del mondo. Dopo Cook e Bougainville, Jean-François de La Pérouse, capitano di vascello e cavaliere dell’Ordine di San Luigi, diretto alle isole Sandwich e in Alaska, conduce un drappello di astronomi, erboristi, biologi, cartografi e poeti. Sgomenti, ma infiammati dall’impresa, si fanno largo sui ponti di coperta e di stazza o sullo specchio di poppa tra sacchi di patate, pesci secchi fissati alle sartie, vacche normanne legate all’albero di maestra e maiali, montoni stipati nelle scialuppe e casse di cavoli e lattughe, pacchi di galletta. Il visconte de Langle, comandante in seconda, alloggia in un ripostiglio sul cassero; il naturalista Dufresne in un angolo dietro un tendaggio nella stanza del consiglio; il cavaliere Monti in un capace armadio a due ante. All’alba d’un giorno di luglio, il sole vampeggiante dietro la fortezza di Guelmeur, sei scialuppe con il vento fresco di sud-ovest rimorchiano la fregata in rada. Ma pigramente cade il vento e a mezzogiorno la Boussole torna alla calata. Finalmente, dopo tre settimane di attesa, la piccola compagnia nel suo guscio veleggia sul vuoto Atlantico.

Il tempo passa: sul ponte di coperta gli scienziati e gli artisti si inchinano tra loro, cerimoniosi, come se fossero a corte e invece misurano le stesse strette tavole ingombre di mercanzia. Passano cinquanta, poi cento giorni. La Boussole scarroccia su acque tempestose lungo le coste del Brasile. A Natale, in una calma improvvisa, il comandante, sceso su una lancia, apre la caccia agli albatri reali e alle procellarie, tra le grida di fucilieri e vieux matelots che poi festeggiano fino a notte alta con guazzetto e grappa di sidro. La Pérouse stesso insieme agli ufficiali e ai savants si unisce ai cori e alle giravolte della ciurma, con accompagnamento di bombarda, cosicché il silenzio sconfinato dell’oceano e delle stelle per un momento diventa festa, e clamore.

Il capo Horn è doppiato facilmente (la sua criticità non è che “un ancien préjugé qui doit disparaitre,” annota il demitizzante Jean-François) e la fregata fila verso nord, lungo la costa del Cile. A Concepción una squadriglia di vivaci barchette cariche di papaie e chirimoye, mandate dal governatore spagnolo, saluta i francesi. Concepción è una specie di piccolo e spensierato reame, immobile nel tempo, e il suo monarca è Ambrose O’Higgins, irlandese barone di Ballynary, ingegnere al servizio della Spagna, poi trionfatore sugli araucani e Capitán general del Cile. I francesi sono al settimo cielo: i botanici con falcetti e carriole sciamano per clivi e gole verdeggianti e i pittori montano i loro cavalletti nelle vie del pueblo. I marinai corrono a Talcahuano dove le ragazze creole si contentano di pochi scudi. Infine, dopo quattro settimane in questo paradiso, si riprende il mare e la Boussole fa vela verso l’isola di Pasqua. Vi giunge una mattina, all’alba, recando granaglie, sementi di barbabietole e zucche per gli indigeni, ma anche capre e pecore. Gli indigeni, da parte loro, sono ladri matricolati e, all’atto stesso di ricevere



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