Andrea Camilleri by Boccaccio - La novella di Antonello da Palermo

Andrea Camilleri by Boccaccio - La novella di Antonello da Palermo

autore:Boccaccio - La novella di Antonello da Palermo
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788860422606
editore: Guida Autentici falsi d'autore
pubblicato: 2006-12-31T16:00:00+00:00


Nota al testo

Scrive Giorgio Padoan, ("Il Boccaccio, le Muse, il Parnaso e l'Arno", Firenze 1978), che "non si può escludere che gruppi di novelle - se non di giornate - siano sorti in momenti diversi, su sollecitazioni diverse, per poi confluire nella raccolta; la quale non è neppure certo che fin dalla prima ideazione intendesse strutturarsi proprio in dieci giornate".

E Alberto Asor Rosa: "Quando si parla di composizione del Decamerone s'intende in questo caso puramente e semplicemente quell'insieme di procedure alle quali una raccolta, probabilmente incompleta, di novelle inizialmente slegate fra loro divenne un libro, un libro dalle caratteristiche armoniche e architettonicamente elaboratissime"... ("Boccaccio Decameron", in "Letteratura italiana. Le Opere", Torino 1992).

Dunque, assai prima che in lui si formasse l'idea di comporre l'armonica raccolta intitolata Decamerone, per le ragioni che tutti conosciamo e che qui sarebbe inutile ripetere, Boccaccio si trovava ad avere già scritto, "in momenti diversi, su sollecitazioni diverse", alcune novelle.

Probabilmente quindi, per realizzare il definitivo disegno architettonico del libro, oltre a dover scrivere ex novo delle novelle, dovette adattarne allo scopo alcune di quelle già scritte, mentre qualcuna di esse invece non potè trovarvi posto.

Ancora Asor Rosa (id.): "Boccaccio era rientrato da Napoli a Firenze nell'inverno tra il 1340 e il 1341. Per quanto sia impossibile escluderlo in via di fatto, tutto porta a pensare che la stesura delle novelle cominci dopo questa data, se non altro per l'inconfondibile impronta fiorentina che sta dietro, se non ad ognuna di esse, all'operazione narrativa nel suo complesso da cui sono tutte contraddistinte".

Un momento. Boccaccio viene mandato dal padre a Napoli nel 1325 per lavorare alla succursale napoletana dei Bardi. In altre parole arriva a Napoli che è poco più che un ragazzo. È qui che avviene la sua formazione culturale e umana, a contatto con i dotti di corte come Cino da Pistoia o l'astronomo genovese Andalò del Negro, il sulmonese Barbato, Paolo da Perugia, Dionigi di Borgo San Sepolcro, il monaco Barlaam...

Non vi sembrano essi stessi, al solo elencarli con i luoghi di provenienza, personaggi del Decamerone? E quante storie dei loro paesi avranno raccontate al giovane fiorentino (o certaldese)?

E inoltre c'è da tenere presente che Boccaccio viveva tanto a contatto con la ricca e colta corte degli Angioini, quanto, ma soprattutto, con la ricchissima borghesia mercantile napoletana che era assai vivace e spregiudicata.

Perché ipotizzare che Boccaccio abbia dovuto attendere il ritorno a Firenze nel 1340 per mettere mano a delle novelle? Perché a Napoli non gli era possibile dare alle cose che andava scrivendo "l'inconfondibile impronta fiorentina"? Ma via, uno scrittore non ha bisogno di essere fisicamente in un certo luogo per restituirne, sulla pagina, l'inconfondibile impronta.

"Le Rime", la "Caccia di Diana", il "Filocolo", il "Filostrato", sono tutte opere del periodo napoletano. E anche il "Teseida" venne iniziato a Napoli, ma fu terminato a Firenze proprio l'anno del suo ritorno.

E allora perché non ipotizzare che a Napoli abbia cominciato a sperimentarsi anche nella novella?

La novella che qui viene presentata riteniamo che possa appartenere proprio a questo formativo periodo napoletano per almeno due evidentissime ragioni.



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