Bucaneve by Melissa Da Costa

Bucaneve by Melissa Da Costa

autore:Melissa Da Costa [Da Costa, Mélissa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-03-10T12:00:00+00:00


Sesta parte

Vivere davvero

«E questo cos’è?»

Il sole aveva inondato completamente il monolocale e Anton si era alzato. Per un attimo Ambre aveva fatto finta di dormire. L’aveva sentito armeggiare nell’angolo cottura. Poi Tim si era agitato accanto a lei e aveva aperto gli occhi. Ma nessuno dei due si era mosso. Rimanevano sdraiati e guardavano Anton, con in mano l’orsacchiotto di peluche beige.

«È Martin» rispose Tim sollevandosi su un gomito. «Cioè, in realtà è Célestin… Avevamo deciso così, no?» aggiunse voltandosi verso Ambre.

«Sì. Era Martin, ma adesso è Célestin.»

Anton continuava a fissarli.

«È un orsetto di peluche, dai» disse Tim.

«Lo so… ma cosa ci fa qui?»

«È un regalo di Ambre.»

Anton alzò un sopracciglio, perplesso, e appoggiò l’orsetto sul ripiano della cucina.

«E questo?» Stavolta il tono era più preoccupato. Aveva in mano una stoffa color bordeaux, che agitava sulle loro teste. «Pensi di travestirti? Cazzo… deve costare una fortuna!»

Ambre sentì il cuore accelerare. Si alzò di scatto e strappò il vestito dalle mani di Anton. Si voltò verso Tim, con sguardo di fuoco.

«Perché l’hai preso?»

Per un breve istante Tim sembrò in imbarazzo, poi rispose divertito: «Perché voglio che lo provi».

«Stai scherzando?»

«No… Sai… non è che mi do per vinto così facilmente.»

«Sei pazzo. Se non sapessi che sei gay, penserei a un maniaco sessuale. Hai preso anche la mia biancheria intima?»

«Per fortuna sono gay» azzardò lui in tono scherzoso.

Ambre non rideva affatto.

«Ti avevo detto che non volevo vederli mai più.»

«Volevo solo che lo indossassi un secondo. Solo un secondo.»

«Non lo metterò mai. Non sono stata abbastanza chiara?»

«Sono certo che un giorno cambierai idea.»

Anton li osservava con aria stranita.

«E va bene, allora lo indosserò… il giorno in cui deciderai di rivedere tuo fratello.»

«Cosa c’entra?»

«È solo per dire che non succederà mai.» Infilò con rabbia il vestito nello zaino, che spinse con un calcio in fondo alla stanza. «Ecco, adesso è al suo posto.»

«Ehm… cos’era?» intervenne Anton.

«Un vestito che le ha regalato Philippe.»

«No, intendo questo esilarante battibecco tra voi due.»

Ambre, lo sguardo infuriato, non riuscì a trattenere un grido: «Digli che non si fa! Non si rubano i vestiti! E non si costringono le persone a indossarli!».

«Non ti costringo. Cerco di convincerti!»

Anton fermò le proteste con un gesto.

«A volte mi sembrate bambini di tre anni.» Guardò Tim, ancora seduto sul letto, a torso nudo. «Cosa sono quei tatuaggi?»

«Dinosauri. Li ha anche Ambre! E ha dormito con un diadema, l’altra notte!»

Ambre replicò ridendo: «Hai perso a biglie!».

«Ma se non abbiamo neanche finito la partita!»

La rabbia era svanita in un attimo. Anton alzò gli occhi al cielo, divertito.

Quando arrivarono allo chalet, poco prima del turno di mezzogiorno, li aspettava una sorpresa. Rosalie era sdraiata sul pavimento del salone, in mezzo ai cubi, mentre Sophie era fieramente seduta.

«Incredibile!» esclamò Ambre.

Il suo grido fece sobbalzare la bimba, che per poco non scoppiò a piangere. Ambre la prese in braccio.

«Ha aspettato che partissimo per imparare a stare seduta! Birichina!»

Rosalie si alzò e si piazzò di fronte ad Ambre, le mani sui fianchi: «Buongiorno, eh!».

«Ciao, Rosalie. Sta seduta, ce l’ha fatta!»

Rosalie si rassegnò e salutò Tim.



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