Egan Jennifer - 2006 - La fortezza by Egan Jennifer

Egan Jennifer - 2006 - La fortezza by Egan Jennifer

autore:Egan Jennifer [Egan Jennifer]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788875216306
Google: tEA0CgAAQBAJ
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2014-10-01T21:00:00+00:00


La volta successiva che Danny si svegliò, non aprì gli occhi. Ma sentì voci e altri rumori, come quando a qualcuno parte per sbaglio una chiamata dal cellulare e se rispondi ti arriva lo scricchiolio di una persona che cammina e voci gorgoglianti che magari riconosci pure, e strilli il nome un po’ di volte, poi ti stufi e riattacchi. Ma Danny non poteva riattaccare. Quindi rimase lì disteso ad ascoltare roba come erbalui, sciaddire e scrascia, e poi sentì una staffilata al collo, proprio sotto l’orecchio. Aprì gli occhi di colpo. Era tutto sfuocato, ma intravide un tipo con la barba grigia e una siringa in mano che si allontanava.

Poi ci fu silenzio. Danny pensò di essere rimasto solo, ma quando girò la testa vide il figlio di Howard, Benjy, sulla sedia dove prima c’era il padre. Il bambino portava un pigiama a maniche lunghe coperto di pesci rossi. I capelli neri erano in disordine, come se avesse dormito fino a poco prima.

Benjy: Ti ha fatto male?

Danny lo guardò, lasciando che la vista si abituasse. Il pigiama del bambino lo confondeva: erano pesci rossi grossi che mangiavano pesci rossi piccoli, o i pesci erano tutti uguali?

Danny: Che cosa mi ha fatto male? Cadere da una finestra?

Benjy: No. La puntura.

Naa. Quella mi ha fatto bene.

Benjy aggrottò le sopracciglia, come se non riuscisse a capire se Danny scherzava. Alla fine disse: A me non mi danno il permesso di salire sui davanzali delle finestre, perché è pericoloso.

Lo terrò presente.

Benjy: Tua mamma non te l’ha mai detto?

Probabilmente sì.

Adesso devi tornare a casa?

Perché dovrei tornare a casa? Sono appena arrivato.

Benjy: Tu abiti in un appartamento?

Sì. Cioè, normalmente sì, ma al momento non ho un posto fisso. Sto traslocando.

Perché cazzo si era messo a spiegargli tutto questo? Danny si rigirò sul letto, cercando qualcuno che lo salvasse da quel bambino. Ma per quanto poteva vedere, nella stanza c’erano solo loro due. Il vento entrò dalla finestra e agitò gli arazzi sulle pareti di pietra.

Benjy: Tu ce l’hai una moglie?

No.

Mia mamma è la moglie di papà.

Sì, l’avevo capito.

Ce l’hai un cane?

No.

Ce l’hai un gatto?

Non ho nessun animale, ok?

E un porcellino d’India?

Cristo santo! Gli uscì di bocca a voce molto alta, e Benjy trasalì allarmato. Danny sperò che la cosa lo zittisse.

Benjy: E ce li hai dei figli?

Danny strinse i denti e fissò le travi del soffitto. No, non ce li ho dei figli. Grazie a Dio.

Il bambino rimase in silenzio per un bel pezzo. Alla fine disse: E allora cos’è che hai?

Danny aprì la bocca per rispondere. Cos’è che aveva?

Benjy: Ho detto, cos’è...

Ho sentito, ho sentito.

Cos’è che hai?

Non ho niente, ok? Niente. Adesso vorrei chiudere gli occhi.

Benjy si allungò verso di lui. Sul suo viso Danny lesse della compassione mescolata a una specie di fredda curiosità che negli adulti non si vede mai. Perché hanno imparato a nasconderla.

Benjy: E sei triste di non avere niente?

No, non sono triste.

E invece lo era. La tristezza gli calò addosso all’improvviso e lo seppellì. Si vide dall’esterno: steso supino nel bel mezzo del nulla, con la testa fracassata.



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