Io sono Malala (2013) by Christina Lamb Malala Yousafzai

Io sono Malala (2013) by Christina Lamb Malala Yousafzai

autore:Christina Lamb Malala Yousafzai [Malala Yousafzai , Christina Lamb]
La lingua: ita
Format: mobi
pubblicato: 2013-10-13T22:00:00+00:00


Quel giorno, a casa, piansi e piansi ancora. Non volevo smettere di studiare. Avevo solo undici anni e mi sembrava di aver perso tutto. Nei mesi precedenti avevo detto a tutte le mie compagne che i talebani non l'avrebbero avuta vinta: «Sono esattamente come i nostri politici, parlano parlano ma poi non fanno niente». E invece erano andati avanti, avevano chiuso la nostra scuola e io mi sentivo umiliata. Non riuscivo a controllarmi. Piangevo, e piangeva anche mia madre, ma papà insisteva: «Tu andrai a scuola».

Per mio padre la chiusura della scuola significava anche una perdita economica. Le classi dei ragazzi avrebbero riaperto dopo le vacanze invernali, ma la fine dei corsi delle ragazze significava un taglio consistente al nostro reddito. Più della metà delle rette scolastiche era in ritardo e papà impiegò l'ultimo giorno a cercare di farsi dare i soldi per pagare l'affitto, le bollette e gli stipendi degli insegnanti.

Quella notte nell'aria crepitava il fuoco dell'artiglieria e io mi svegliai tre volte. Il mattino dopo tutto era cambiato. Cominciai a pensare che forse sarei dovuta andare a Peshawar oppure all'estero, o che forse avrei dovuto chiedere alle nostre insegnanti di organizzare una scuola segreta a casa nostra, come avevano fatto alcune afghane.

Più tardi cercai di guardare e di ascoltare quanti più canali radiofonici e televisivi possibile. «Possono impedirci di andare a scuola», commentai, «ma non possono impedirci di imparare.» Il tono della voce era speranzoso, ma in fondo al mio cuore ero preoccupata.

Papà e io ci recammo a Peshawar e facemmo tappa in un mucchio di posti per raccontare alla gente cosa ci stava succedendo. Io parlai dell'ironia insita nelle parole dei talebani, che dicevano di volere delle maestre e delle dottoresse per insegnare alle donne e curarle, ma che poi non permettevano alle ragazze di andare a scuola per qualificarsi per quei lavori.

Una volta Muslim Khan aveva detto che le ragazze non dovrebbero andare a scuola perché là si insegna lo stile di vita occidentale. Da che pulpito, avendo lui vissuto per tanto tempo in America! E aveva ribadito che lui avrebbe voluto un sistema formativo del tutto diverso. «Che cosa userebbe, Muslim Khan, al posto dello stetoscopio e del termometro?» domandava allora mio padre. «Esistono degli strumenti “orientali” con cui diagnosticare e curare le malattie?» I talebani sono contro la formazione scolastica perché ritengono che quando un bambino legge un libro o impara l'inglese o studia scienze diventa automaticamente occidentalizzato. Ma io dicevo: «L'istruzione è istruzione. Noi bambini dovremmo poter imparare ogni cosa, e poi scegliere liberamente il cammino da seguire». L'istruzione non è né occidentale né orientale, è un diritto umano.

La mamma mi raccomandava sempre di coprirmi il volto quando parlavo ai media, perché alla mia età avrei già dovuto essere in purdah e lei temeva per la mia sicurezza. Ma non mi proibì mai nulla. Erano tempi d'orrore e di paura. La gente pensava che i talebani avrebbero potuto uccidere mio padre, ma non me. «Malala è solo una bambina», dicevano, «e nemmeno i talebani uccidono i bambini.



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