La meccanica by Carlo Emilio Gadda

La meccanica by Carlo Emilio Gadda

autore:Carlo Emilio Gadda [Gadda, Carlo Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788811669463
Google: DaguAAAAMAAJ
editore: Garzanti
pubblicato: 1999-10-31T23:00:00+00:00


* * *

NOTE:

(1) 1889, anno di leva che Marte predilesse sopra ogni altro del Regno. Alcuni soldati dell‘89 fecero 7 anni di servizio.

(2) Si cita Milano perché il protagonista viveva nella città.

(3) Voce lombarda per gora, doccia, canale, fossato.

IV

Nel giovinetto Velaschi si palesò una precoce affezione per le trovate migliori della meccanica e dipoi un cotale studio tutto lo prese. Egli congegnava piccole utilità e suonerie da sé solo, e dava riparo ai guasti di certi arnesi o serrature o dell’orologio vecchio di casa, quando vi si rientrava dopo settimane e, costernati, érane spento il solenne tic-tac. La bicicletta, la motocicletta e poi l’auto furono la grammatica, la retorica e la umanità nel di cui soccorso gli venne addestrato lo ingegno e preparato a sostener l’arrembaggio de’ più orrendi marosi. Carpentiere e meccanico dalle mani callose ed unte (e non per il pane) combinò anche seggiole, cornici «artistiche» per i ritratti de’ nonni e de’ zii, un ingranaggio per gelatiera, una piccola mola da smerigliare e affilare, con pedale, un rimando completo per girare film con il motorino della pompa, in villa: oltreché padroneggiava nella maggior sicurezza i campanelli, la luce, il telefono, il montacarichi, lo scaldabagno e fino il termosifone.

Le motociclette vecchie, strapazzate e giù di moda suscitavano in lui quella stessa dolcezza, con inavvertito tranghiottir di saliva, che nel pervicace e paziente amatore desterebbe un Petrarca o del Manuzio o del Giolito scoperto di colpo fra un allineamento di Nick-Carter, sullo zoccolo d’una chiesa dimenticata: dato che una scoperta simile, oggi, fosse ancora pensabile.

All’incontro de’ più ansimanti cilindri, de’ più buggerati copertoni, egli sognava subito riparazioni voronoffiane degli stantuffi e de’ carburatori, sfolgoranti rimesse a nuovo de’ freni stanchi, vulcanizzazioni trascendenti delle camere d’aria, innesti e sintesi in somma di tre macchine in una, con soccorso mutuo nelle distinte ambasce.

Il frugare in una scatola di legno piallato e sudicio, a scomparti, che contenesse viti e madreviti usate, bulloni unti, lamette di rasoio, candele scompagnate, chiodi di scarpe da montagna frusti mescolati con matassine di trecciuola di rame, pezzi di cordoncino isolato o anche malamente scabbioso, qualche bottone di madreperla, qualche fondo vetrato di scatola di fiammiferi, qualche penna di pollo rotta in due, per untare, e qualche spazzolino da denti consunto destinato in vecchiaia alle candele e a’ magneti, il frugare pazientemente in questo repertorio gli dava ore fuggevoli, liete di quella serenità e di quel medesimo oblio, come al giovinetto poeta quando scartabella e fruga fra i vecchi poeti le lor giovani, gemmanti parole, vivida e fresca rugiada che la notte loro depone davanti la sua alba meravigliosa.

Or si presero a mormorare dai pavidi, in forma deprecativa, proposizioni a mezzo concernenti un pericolo pubblico: e da altri proposizioni intere a proclamare a distesa: esorbitavano che la vita è lotta, e in quanto tale soltanto può intendersi, e allora soltanto accettarsi.

Ed altri, come cavalli prima del terremoto, sentivano già nelle ossa il rincaro delle patate e, renitenti a’ disagi, alcuni brontolavano nella poltrona, divenuta a un tratto come un sacco di chiodi.



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