Maestoso è l'abbandono by Sara Gamberini

Maestoso è l'abbandono by Sara Gamberini

autore:Sara Gamberini [Gamberini, Sara]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788898983513
editore: Hacca
pubblicato: 2020-03-25T20:17:53+00:00


Era certo che ci saremmo amati, raccontava a una collega che presto ci saremmo sposati e lei me lo riferiva. Durante una pausa, in un momento di audacia imprevedibile, gli ho chiesto quando ci saremmo almeno baciati. Per alcuni giorni non abbiamo più parlato per ristabilire la neutralità delle emozioni, affinché nessuno dei due si dichiarasse per primo, si dichiarasse troppo, affinché nessuno si innamorasse davvero. La mattina in libreria il suo sguardo oltrepassava la mia testa, mi salutava guardando l’espositore delle agende.

Non riconoscevo l’ambivalenza e prendevo ogni sua esternazione come se fosse quella definitiva. Mia madre sostiene che sono una primitiva, affronto ogni contrarietà come se dovesse durare per sempre. Nella nuova condizione di conoscenti, una condizione che sarebbe durata quindi fino alla fine dei giorni, c’ero io, in alto, che palpitavo e Lorenzo avvolto in una nebbia leggera, gli occhi chiusi, un uomo senza orecchie. Non c’era mancanza, disattenzione, sgarbo che incrinassero la determinazione dei miei sentimenti, un nucleo del tutto indipendente da me, qualcosa che somigliava a un’iniziazione e che possedeva la stessa nota chiara delle melodie struggenti.

I dialoghi non sonori con lui a Zagabria e io a Milano si sono fatti sempre più serrati e una forza ha spinto affinché affidassimo corpo all’intesa muta. Voleva uscire.

Vuoi che prendiamo un aperitivo? Il suo invito si propagava come un’eco e non sapevo bene cosa rispondere, un moto di inspiegabile contrarietà spingeva affinché rifiutassi. Ero terrorizzata.

Seduti in un bar del centro ho creduto che presto ci saremmo sposati. Il mio corpo era piatto, nuovo, a una sola dimensione, rimpolpato di corrente e di scintille astrali. Percepivo ventre e gambe farsi sottili e resistenti come rami di un albero, i capelli germogliavano, portavo un profumo al pepe nero che mi dava sollievo, mi rendeva familiare a me stessa. Se non toglierai il cappello ti bacerà, così ho lasciato che la testa bollisse sotto la lana mohair per infondere coraggio alle predizioni, affinché andassero a buon fine. Affinché quel minuscolo passo in avanti non si spezzasse.

Ma lei crede davvero che sforzandosi in questo modo combinerà qualcosa di buono? mi chiedeva il dottor Lisi.

Lui ha ordinato un gin tonic, io una macedonia, poi una sambuca. Eravamo dentro l’alta marea. Discutevamo di libri, abbiamo scoperto che lanciavamo a terra, dopo poche pagine, i migliori romanzi degli ultimi anni, gli stessi romanzi imperdibili.

E Cunningham?

E Lish?

Abitava vicino alla libreria ma non capivamo in che modo potessimo dire che dovevamo salire a casa, ho dimenticato l’ombrello, mi avevi parlato di quel disegno, qui c’è troppa confusione e non riesco a sentirti. Invece Lorenzo mi ha detto andiamo da me, in ascensore ho retto il suo sguardo fino al quinto piano. Il suo gatto si chiamava Tadzio, Tito di soprannome. Lorenzo beveva le tisane biologiche con il miele, il tè verde, faceva bollire lo zenzero con la curcuma e il limone. Aveva molta paura delle vendette. Una libreria in ferro occupava tutte le pareti di casa, la sezione sul taoismo riportava titoli buffi, angelici; ho preso in



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